Mezzo milioni di morti per la combo malaria-cambiamento climatico. Il rischio
Il cambiamento climatico rappresenta una delle più gravi minacce sanitarie globali, e la malaria ne è uno degli esempi più allarmanti. Secondo le stime più recenti, l’aumento delle temperature, le piogge intense e le inondazioni stanno favorendo la diffusione delle zanzare Anopheles, vettori della malaria, anche in aree che storicamente ne erano prive.
La crescita dei casi e dei decessi
Nel 2022 si sono registrati quasi 250 milioni di casi di malaria e oltre 600.000 morti, numeri in crescita rispetto al periodo pre-pandemico. I bambini sono le principali vittime, soprattutto nei paesi africani e asiatici più vulnerabili. Le proiezioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e di altre agenzie stimano che, a causa del cambiamento climatico, la malaria potrebbe causare fino a 550.000 morti all’anno nei prossimi decenni, con un impatto devastante sulle popolazioni più fragili.
Come il clima influenza la malaria
- Temperature più alte: favoriscono la sopravvivenza e la riproduzione delle zanzare, accelerando il ciclo di vita del parassita Plasmodium.
- Piogge e inondazioni: creano nuovi habitat per le zanzare, come dimostrato dall’esplosione di casi in Pakistan dopo le alluvioni del 2022.
- Espansione geografica: le zanzare vettori stanno raggiungendo aree più elevate e latitudini prima immuni, compresi territori alle porte dell’Europa.
Resistenza e nuove sfide
Oltre al clima, la resistenza dei parassiti ai farmaci e delle zanzare agli insetticidi complica ulteriormente la lotta alla malaria. In alcune regioni, specie invasive come Anopheles stephensi stanno diffondendo la malattia anche in ambienti urbani, aumentando il rischio di epidemie.
Vaccini e prevenzione
Nonostante le difficoltà, ci sono segnali positivi: nuovi vaccini stanno riducendo la mortalità infantile nelle aree dove vengono somministrati, ma la copertura resta limitata rispetto all’espansione della malattia1.
Il cambiamento climatico sta trasformando la malaria in una minaccia ancora più globale, con il rischio concreto di 550.000 morti all’anno. La risposta deve essere integrata: riduzione delle emissioni, rafforzamento dei sistemi sanitari, diffusione dei vaccini e campagne di prevenzione sono strumenti indispensabili per contenere questa emergenza sanitaria planetaria
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