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Una medusa aliena nel cuore del Carso: la scoperta in una grotta del Timavo

Una medusa aliena nel cuore del Carso: la scoperta in una grotta del Timavo

Una creatura invisibile a occhio nudo, proveniente dall’altra parte del mondo, ha trovato casa nel buio di una grotta italiana. Si tratta della Craspedacusta sowerbii, una medusa d’acqua dolce originaria della Cina, rinvenuta recentemente all’interno della grotta Luftloch, nel Carso triestino. Una scoperta che accende i riflettori su uno dei fenomeni più preoccupanti per la salute degli ecosistemi: la diffusione delle specie aliene.

Specie aliene in aumento: +96% in Italia

Secondo i dati dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), in Europa il numero delle specie aliene è aumentato del 76% negli ultimi trent’anni. Un trend ancora più marcato in Italia, dove la crescita ha raggiunto il 96%. Organismi introdotti accidentalmente o deliberatamente, che spesso si rivelano invasivi e alterano gli equilibri ecologici locali.
Ed è proprio in questo contesto che si inserisce la sorprendente presenza della Craspedacusta sowerbii nel cuore del Carso, a centinaia di metri di profondità, in un tratto sotterraneo del fiume Timavo rimasto inesplorato fino a pochi anni fa.

Dal fiume Yangtze alle grotte del Timavo

La Craspedacusta sowerbii proviene dai corsi d’acqua dell’Asia orientale, in particolare dalla valle del fiume Yangtze. Il suo arrivo nelle acque carsiche italiane è avvenuto con ogni probabilità per via indiretta. Gli scienziati ipotizzano che la forma polipoide – grande pochi millimetri e in grado di sopravvivere temporaneamente fuori dall’acqua – possa essere stata trasportata da uccelli migratori, inconsapevoli vettori anche di altri microrganismi.
Non è la prima volta che la medusa d’acqua dolce viene osservata in Europa: la sua presenza è documentata in vari fiumi, soprattutto in Inghilterra e in Italia, dove è stata segnalata per la prima volta nel 1946. Dal 2016 è stata individuata anche nel tratto sloveno del fiume Timavo. Il ritrovamento nella grotta Luftloch suggerisce una sua possibile espansione lungo il corso del fiume, anche in ambienti ipogei.

Il ruolo della speleologia nella tutela della biodiversità sotterranea

La scoperta è frutto di un’indagine scientifica condotta dall’Università degli Studi di Trieste, in collaborazione con la Società Adriatica di Speleologia e il Museo di Storia Naturale di Trieste. Attraverso il prelievo di Dna ambientale nella grotta Luftloch, i ricercatori hanno potuto mappare la biodiversità del tratto sotterraneo del Timavo, individuando crostacei, insetti, isopodi e, del tutto inaspettatamente, anche la medusa aliena.

Secondo gli esperti, nel tratto esaminato potrebbero essere presenti più esemplari e non si esclude che la Craspedacusta sowerbii, pur essendo tipica di ambienti emersi, sia in grado di adattarsi a quelli ipogei. Questa scoperta non solo aggiunge un tassello importante alla comprensione della diffusione delle specie aliene nei fragili ecosistemi del Carso, ma sottolinea anche l’importanza cruciale della ricerca speleologica per la salvaguardia della biodiversità sotterranea e per una gestione sostenibile delle risorse naturali.

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