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Smog e tumori cerebrali: l’inquinamento urbano legato al rischio di meningioma

Smog e tumori cerebrali: l’inquinamento urbano legato al rischio di meningioma

Un nuovo studio epidemiologico lancia un campanello d’allarme su un possibile legame tra l’inquinamento atmosferico delle grandi città e il rischio di sviluppare meningiomi, tumori cerebrali benigni che ogni anno colpiscono migliaia di persone in tutto il mondo. In Italia, si stima che una persona su 1.900 riceva questa diagnosi ogni anno. Lo studio, pubblicato sulla rivista Neurology e condotto dal Danish Cancer Institute di Copenaghen, ha monitorato 4 milioni di cittadini danesi per oltre vent’anni, tracciando l’evoluzione della loro esposizione a diversi agenti inquinanti.

Lo studio danese

La ricerca si è basata su un’analisi approfondita dei livelli di esposizione a inquinanti atmosferici come il particolato ultrafine (PM2.5) e il biossido di azoto (NO₂), entrambi strettamente legati al traffico urbano e in particolare ai motori diesel. I risultati hanno mostrato un aumento statisticamente significativo del rischio di meningioma nei soggetti maggiormente esposti a questi inquinanti. I ricercatori hanno calcolato che per ogni incremento di concentrazione degli agenti inquinanti, la probabilità di sviluppare un meningioma aumentava in modo proporzionale, anche dopo aver tenuto conto di variabili come età, genere, istruzione e stato socioeconomico.

Perché l’aria delle città può influire sul cervello

Il traffico è una delle principali fonti di particelle sottili e gas nocivi che, penetrando nei polmoni e nel flusso sanguigno, possono raggiungere anche il cervello. L’ipotesi avanzata dai ricercatori è che queste sostanze possano generare infiammazione cronica e alterazioni cellulari nelle meningi, favorendo la formazione di tumori. È interessante notare che lo studio ha preso in considerazione solo l’esposizione all’aria esterna, lasciando fuori altri potenziali rischi come l’inquinamento indoor, un ambito ancora poco esplorato ma probabilmente rilevante.

Il ruolo del radon

Tra i fattori non considerati in questo studio, ma già noti per il loro impatto sul rischio di meningioma, vi è il radon, un gas radioattivo naturale che si concentra negli spazi chiusi, specialmente nei locali seminterrati e nelle abitazioni costruite con materiali come tufo o granito. Oltre al radon, sono ben documentati altri elementi di rischio, tra cui il genere femminile (con una prevalenza doppia rispetto ai maschi), l’età compresa tra i 30 e i 70 anni, la presenza di mutazioni genetiche nei geni NF1 e NF2 e l’esposizione prolungata a radiazioni ionizzanti come raggi X e gamma.

Un tumore spesso silenzioso ma trattabile

Il meningioma è un tumore che si forma nelle meningi, ovvero le membrane che rivestono e proteggono il cervello e il midollo spinale. Nella maggior parte dei casi cresce lentamente e può rimanere asintomatico per anni, finché non raggiunge dimensioni tali da causare pressione sulle strutture cerebrali. I sintomi dipendono dalla localizzazione del tumore e possono comprendere crisi epilettiche, alterazioni motorie o sensoriali e problemi cognitivi. Fortunatamente, nella maggioranza dei casi, il meningioma è curabile attraverso interventi chirurgici o con tecniche di radiochirurgia.

Cosa dicono gli esperti

Secondo Maura Pugliatti, neurologa e presidente dell’Associazione Italiana di Neuroepidemiologia (AINEP), il valore di questo studio risiede nella sua solidità scientifica e nella capacità di evidenziare con chiarezza un nuovo potenziale fattore di rischio. La studiosa sottolinea che la ricerca sugli effetti delle particelle ultrafini è ancora all’inizio, ma i dati emersi rafforzano l’urgenza di politiche ambientali mirate alla riduzione dell’inquinamento urbano. Pugliatti aggiunge anche una nota rassicurante: il legame individuato riguarda i meningiomi, tumori generalmente benigni, mentre non sono state rilevate associazioni con forme più aggressive come i gliomi.

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