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Come i metalli nel latte materno minacciano la crescita dei neonati

latte materno

Come i metalli nel latte materno minacciano la crescita dei neonati

Una nuova ricerca condotta dall’Università dell’Arizona e pubblicata su Environmental Pollution ha rilevato un legame diretto tra l’esposizione a metalli tossici e il ritardo della crescita nei neonati di comunità indigene del Guatemala. In particolare, lo studio ha esaminato campioni di latte materno di donne Maya nella regione del bacino del lago Atitlán, evidenziando concentrazioni allarmanti di arsenico, piombo, bario e berillio superiori agli standard di sicurezza fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Ritardo della crescita

Il Guatemala presenta il tasso più elevato di arresto della crescita infantile dell’intero emisfero occidentale. Sebbene fattori come malnutrizione e infezioni siano da tempo riconosciuti come cause principali, i ricercatori guidati da Frank von Hippel, professore di salute pubblica e direttore del programma One Health, e dalla ricercatrice Sandra Rodríguez Quintana, hanno voluto indagare anche l’impatto di contaminanti ambientali. Il risultato è uno dei primi studi in America Latina a dimostrare un’associazione tra l’inquinamento da metalli e lo sviluppo fisico dei neonati.

Latte materno

Il latte materno resta l’alimento più indicato per i neonati nei primi sei mesi di vita. Tuttavia, può anche rappresentare una via di esposizione a sostanze tossiche, soprattutto in aree soggette a inquinamento ambientale. L’indagine, che ha coinvolto 80 madri e i loro figli neonati in quattro comunità – San Juan La Laguna, San Pedro La Laguna, Panajachel e Santiago Atitlán – ha rivelato che i bambini delle aree con livelli più alti di metalli nel latte materno presentano problemi di crescita significativi, misurati attraverso la lunghezza corporea.

Acqua contaminata

Oltre al latte materno, i ricercatori hanno analizzato i livelli di metalli e metalloidi nei campioni di acqua potabile delle stesse comunità. Anche qui i dati sono preoccupanti: le concentrazioni più elevate di arsenico e bario sono state riscontrate a Panajachel e Santiago Atitlán, le stesse aree dove si è osservata una maggiore compromissione della crescita nei neonati. Secondo gli studiosi, la contaminazione idrica potrebbe dunque essere una fonte primaria dell’esposizione tossica per madri e bambini.

Nuove strategie di prevenzione e intervento

“I risultati di questo studio sono profondamente preoccupanti,” dichiara Rodríguez Quintana, che lavora sul campo con le comunità locali dal 2022. “Mettono in evidenza il bisogno urgente di interventi per proteggere la salute materna e infantile e comprendere come l’ambiente influenzi lo sviluppo umano.” Il team dell’Università dell’Arizona sta ora collaborando con esperti locali per sviluppare soluzioni concrete, in particolare legate alla qualità dell’acqua e alla riduzione dell’esposizione ai metalli pesanti.

Secondo von Hippel, la sfida è duplice: garantire acqua potabile sicura e migliorare la comprensione degli effetti a lungo termine dell’esposizione precoce a contaminanti. “Il peso che elementi tossici e microbi patogeni pongono sulla salute pubblica è enorme, specialmente per i bambini nei primi mesi di vita,” afferma.

Una questione globale

Sebbene lo studio si concentri sulle comunità Maya del Guatemala, le sue implicazioni superano i confini nazionali. I risultati offrono spunti fondamentali per affrontare il tema della contaminazione ambientale e della salute infantile anche in altri contesti del Sud globale, dove mancano infrastrutture sanitarie adeguate e sistemi di monitoraggio ambientale. Capire come l’inquinamento da metalli influisca sulla crescita e sullo sviluppo è essenziale per promuovere politiche di prevenzione efficaci a livello globale.

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