MobilitAria, mobilità sostenibile in stallo: In Italia 48mila decessi per inquinamento
Nel 2024 la mobilità urbana italiana è tornata ai livelli pre-pandemia, con l’auto privata ancora protagonista. Il tasso di motorizzazione, già il più alto in Europa, ha continuato a crescere nelle principali città, ostacolando qualsiasi serio tentativo di transizione verso una mobilità sostenibile.
Il rapporto
Secondo il Rapporto MobilitAria 2025, realizzato da Kyoto Club e dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iia), la qualità dell’aria resta una delle principali emergenze ambientali. Le emissioni di CO₂ legate al trasporto urbano sono aumentate, e l’Italia continua a detenere il triste primato europeo per decessi prematuri causati da PM2.5, NO₂ e O₃.
Secondo i dati dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA) del 2022, in Italia ci sono 48.600 morti premature per PM2.5, 9.600 per biossido di azoto (NO2) e 13.600 morti per ozono (O₃), numeri che collocano il Paese al primo posto nell’UE27 per PM2.5 e NO2.
Esempi positivi come Bologna, che ha registrato un calo record del NO₂ (-35%), sono purtroppo eccezioni. Altrove, i miglioramenti sono modesti o addirittura peggiorativi.
Città italiane ferme sulla mobilità sostenibile
La mancanza di investimenti strutturali, l’esaurimento dei fondi del PNRR e i tagli della Legge di Bilancio 2025 stanno frenando la crescita della mobilità sostenibile. Lo sviluppo di ciclovie è quasi fermo, la mobilità condivisa è penalizzata e la transizione all’elettrico è lenta.
Nel frattempo, si continua a investire in grandi opere come il Ponte sullo Stretto, piuttosto che in trasporto pubblico locale, reti tranviarie, o ciclabilità urbana.
Le città italiane più e meno virtuose
L’indice sintetico MobilitAria valuta la distanza delle città italiane dagli obiettivi 2030. Milano guida la classifica grazie agli investimenti sul trasporto sostenibile. In coda troviamo Catania, con il più alto tasso di motorizzazione e una mobilità pubblica fortemente carente. I centri urbani del Mezzogiorno mostrano complessivamente gravi carenze.
Il gender gap nella mobilità
Una novità importante del Rapporto 2025 è il focus sulla differenza di genere nella mobilità urbana. Le donne si muovono a piedi o con mezzi pubblici più frequentemente, ma gli uomini rappresentano circa il 75% delle vittime stradali, a causa di una guida più veloce e rischiosa.
Esperienze virtuose in Europa, come Vienna e Barcellona, dimostrano l’efficacia di politiche urbane con un approccio gender-sensitive.
Le proposte di Kyoto Club e CNR-Iia
Il rapporto lancia un appello forte: è urgente una riforma del Codice della Strada, il rafforzamento del monitoraggio ambientale, e investimenti in trasporto pubblico elettrico, ciclabilità e mobilità condivisa. Serve dimezzare l’uso dell’auto privata e promuovere le “Città 30” e le ZTL dinamiche. Secondo Francesco Petracchini (CNR) e Francesco Ferrante (Kyoto Club), senza una strategia chiara e coraggiosa, l’Italia rischia di fallire sia gli obiettivi sanitari che climatici.
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