Morte Orso M62, perché in Trentino si riaprono proprio ora le indagini
A distanza di oltre due anni dalla scoperta dei corpi, il Tribunale di Trento ha disposto la riapertura delle indagini sulla morte dell’orso M62 e di un cucciolo di orso ignoto. La decisione arriva a seguito dell’opposizione all’archiviazione del procedimento presentata dalla LAV (Lega Anti Vivisezione), che da tempo chiede chiarezza sulle circostanze dei decessi.
Era il maggio del 2023 quando il corpo di M62 fu ritrovato e portato all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Trento, con cause di morte fin da subito poco chiare. Un mese prima, nell’aprile 2023, era stato rinvenuto anche il corpo di un cucciolo di orso senza identificazione.
Le richieste di LAV
La LAV, insieme ad altre associazioni, aveva subito sollecitato approfondimenti per verificare l’ipotesi di bracconaggio e aveva denunciato i fatti. Tuttavia, in precedenza era stata disposta l’archiviazione del procedimento penale contro ignoti per la morte di entrambi gli animali. La LAV aveva segnalato una lacuna significativa: nel fascicolo del procedimento non vi erano evidenze delle indagini specifiche sulla morte del cucciolo.
Ora, grazie all’opposizione presentata dalla LAV, il GIP ha accolto la richiesta, disponendo che il PM acquisisca ulteriori elementi di prova che l’associazione aveva indicato come mancanti. Questa ordinanza rappresenta un segnale positivo e apre alla rivalutazione della questione alla luce delle nuove informazioni che emergeranno.
“Clima d’Odio” e ricerca di giustizia
Massimo Vitturi, Responsabile Area Animali Selvatici di LAV, non ha esitato a puntare il dito contro il contesto generale. “Il clima d’odio creato dal Presidente Fugatti nei confronti degli orsi, può avere spinto i cittadini a farsi giustizia da sé, anche nei confronti di individui che non hanno mai manifestato comportamenti preoccupanti”, ha dichiarato Vitturi.
L’obiettivo della LAV è chiaro: “vogliamo scoprire quello che è accaduto agli animali e ricostruire la dinamica del loro decesso, così da identificare anche possibili atti di bracconaggio che dovranno essere perseguiti dalla Magistratura”. Sebbene il termine per l’attività richiesta al PM sia stato fissato al 15 aprile 2026, l’ordinanza del Tribunale di Trento è vista come un importante passo avanti.
La LAV ribadisce la sua diffidenza verso le comunicazioni ufficiali della Provincia di Trento, data la percezione di un “clima ostile” sempre dimostrato verso una convivenza pacifica con la fauna selvatica. L’associazione si batte affinché sia fatta piena giustizia in un caso che ha scosso profondamente l’opinione pubblica e gli ambientalisti.
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