Loading Now

Nature Restoration Law, il report europeo boccia l’Italia: forte ritardo sui Piani di Ripristino

Nature Restoration Law, il report europeo boccia l’Italia: forte ritardo sui Piani di Ripristino

La Nature Restoration Law rappresenta uno degli strumenti più importanti adottati dall’Unione europea per contrastare la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi. A oltre un anno dalla sua entrata in vigore, il coordinamento delle associazioni europee #RestoreNature ha pubblicato un report di valutazione di medio termine che analizza lo stato di avanzamento dell’attuazione della legge nei diversi Stati membri. Per l’Italia hanno contribuito Lipu, Pro Natura e WWF Italia.

Cos’è la Nature Restoration Law e perché è strategica

La Nature Restoration Law nasce con l’obiettivo di invertire i processi di degrado ambientale che minacciano la funzionalità degli ecosistemi naturali e la conservazione della biodiversità. Il regolamento impone obiettivi vincolanti agli Stati membri, da attuare attraverso specifici Piani Nazionali di Ripristino. Questi piani hanno il compito di tradurre le disposizioni della legge in azioni concrete, adattate ai contesti nazionali, rendendo effettiva la tutela e il recupero degli habitat degradati.

Il report #RestoreNature

Il report fotografa la situazione di 23 Stati membri a ottobre 2025, valutando i progressi nella redazione dei Piani Nazionali di Ripristino. L’analisi si basa su quattro requisiti fondamentali per garantire la credibilità dei piani: la base scientifica, intesa come uso delle migliori conoscenze e dei dati disponibili; l’ambizione, legata alla visione e alla portata degli interventi; l’inclusività, che riguarda partecipazione e trasparenza; l’empowerment, ovvero il sostegno politico, il coordinamento istituzionale e le risorse dedicate.

Il quadro europeo appare disomogeneo. Alcuni Paesi stanno procedendo in modo tempestivo e strutturato, mentre altri mostrano ritardi significativi. Nel complesso, però, il livello di implementazione non è ancora sufficiente per garantire il raggiungimento degli obiettivi vincolanti previsti dalla legge.

L’Italia tra i Paesi più in ritardo

Secondo il report, l’Italia figura tra i fanalini di coda del processo di attuazione. A ottobre 2025 il nostro Paese era ancora impegnato nella definizione della governance del Piano Nazionale di Ripristino, una fase preliminare che altri Stati membri avevano già superato. Questo ritardo appare particolarmente critico considerando che la scadenza per la presentazione della bozza di piano alla Commissione europea è fissata per settembre 2026, lasciando ora meno di un anno a disposizione.

Segnali positivi, ma il tempo stringe

Lipu, Pro Natura e WWF Italia riconoscono che negli ultimi mesi sono emersi alcuni segnali incoraggianti. Tra questi, la pubblicazione di una pagina web dedicata alla Nature Restoration Law sul sito del Ministero dell’Ambiente, l’avvio dei tavoli di lavoro a livello tecnico e la supervisione scientifica di Ispra. È stata inoltre annunciata una prossima consultazione dei portatori di interesse.

Nonostante questi passi avanti, le associazioni sottolineano come il ritardo accumulato resti grave e ingiustificato. Il rischio è che il Piano Nazionale di Ripristino venga elaborato in tempi troppo stretti, compromettendone qualità, ambizione e partecipazione.

Opportunità strategica per il futuro del Paese

Un Piano Nazionale di Ripristino solido e ambizioso può diventare un pilastro strategico per l’Italia. Oltre a contrastare la perdita di biodiversità, il ripristino degli ecosistemi contribuisce a rafforzare la sicurezza del territorio, riducendo il rischio idrogeologico e aumentando la resilienza agli eventi climatici estremi. Interventi mirati possono mitigare gli effetti di siccità e alluvioni, sempre più frequenti, e favorire un modello di sviluppo più sostenibile.

Investire nel ripristino della natura significa quindi proteggere i cittadini, tutelare le risorse naturali e garantire benefici duraturi per le generazioni presenti e future.

Il ruolo dell’Unione europea

Secondo le associazioni ambientaliste, per rendere efficace la Nature Restoration Law è necessario rafforzare il sostegno politico e il coinvolgimento delle parti interessate. Un elemento chiave è l’aumento della consapevolezza e del consenso dell’opinione pubblica sul valore del ripristino della natura.

Allo stesso tempo, il sostegno e il controllo della Commissione europea sono considerati fondamentali, insieme al rafforzamento delle capacità e dei finanziamenti degli Stati membri. Le associazioni chiedono anche uno stanziamento aggiuntivo e mirato per il ripristino degli ecosistemi nel prossimo bilancio dell’Unione europea.

“La legge sul ripristino della natura offre all’Europa una via chiara per uscire dal collasso della natura e affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici, accompagnando il continente verso la resilienza – concludono Lipu, Pro Natura e WWF Italia – un’attuazione poco efficace non è un’opzione”.

Share this content: