Ondata di calore in Europa: cala la produttività, salgono i prezzi alimentari
Il mese di luglio è iniziato con l’ennesima ondata di calore che ha investito l’Europa, facendo segnare temperature record in numerose città, tra cui Francoforte. Ma oltre al disagio personale e ai disservizi temporanei, il caldo estremo ha conseguenze economiche più profonde e durature di quanto si pensi. Secondo una recente ricerca della Banca Centrale Europea (BCE), le ondate di calore estive comportano una significativa riduzione dell’attività economica nelle regioni colpite e contribuiscono all’aumento dei prezzi alimentari, aggravando la pressione inflazionistica.
Gli effetti economici sono più gravi d’estate
Non tutte le ondate di calore hanno lo stesso impatto sull’economia. Quelle che si verificano in primavera, autunno o inverno possono persino stimolare l’attività economica, favorendo il settore edilizio, la ristorazione all’aperto e la crescita agricola. Al contrario, le ondate di calore in estate, quando le temperature sono già elevate, causano un calo della produttività fisica, con effetti negativi su settori come l’agricoltura, i servizi e il lavoro all’aperto.
Secondo le stime della BCE, un’ondata di calore estiva può causare un calo immediato dell’attività economica regionale di circa l’1%, che può peggiorare nei due anni successivi fino a raggiungere un -1,5%. Gli effetti non sono temporanei: a quattro anni di distanza, l’impatto combinato di ondate di calore, siccità o inondazioni può ridurre il PIL regionale anche del 3%.
L’aumento degli investimenti non basta a compensare la perdita
Uno degli aspetti più sorprendenti rilevati dalla ricerca è l’incremento degli investimenti in capitale fisico nelle aree più colpite dal caldo. Tuttavia, questo aumento non porta a una maggiore produttività: anzi, nelle regioni più calde, la produttività del lavoro può ridursi fino al 10%. Il motivo è che gran parte di questi investimenti è destinata all’adattamento climatico, come l’installazione di impianti di condizionamento, che migliora il comfort ma ha un impatto produttivo inferiore rispetto ad altri investimenti, ad esempio in innovazione o tecnologie digitali. In pratica, il capitale viene usato per difendersi dal caldo, non per crescere.
L’impatto sui prezzi alimentari e sull’inflazione
Uno degli effetti più diretti e percepibili delle ondate di calore è l’aumento dei prezzi alimentari. Le alte temperature danneggiano i raccolti e riducono la produzione agricola, con ricadute immediate sui prezzi. La BCE ha stimato che l’ondata di calore del 2022 ha provocato un aumento dello 0,7% nei prezzi alimentari. Se il riscaldamento globale continuerà al ritmo attuale, un’ondata di calore simile nel 2060 potrebbe farli aumentare di 1,8 punti percentuali.
Le implicazioni per la politica monetaria sono complesse. Le ondate di calore non sono semplici shock di offerta, perché presentano anche elementi di shock alla domanda, riducendo sia la produzione sia i consumi. Questo rende più difficile per le banche centrali distinguere tra inflazione temporanea e strutturale, complicando le previsioni economiche e le decisioni sui tassi di interesse.
Le regioni più calde soffrono di più, e saranno sempre di più
Il luogo in cui avviene un’ondata di calore è altrettanto importante quanto il momento. Le regioni europee già più calde soffrono impatti economici più gravi, perché temperature anomale superano più facilmente le soglie critiche per l’attività umana. L’adattamento è più difficile e più costoso, e la produttività ne risente maggiormente.
Con il riscaldamento globale, sempre più regioni europee entreranno in questa categoria. La temperatura media delle giornate estive più calde in Europa tende a crescere fino al doppio rispetto all’aumento globale. Ciò significa che, se la temperatura media globale aumenterà di 3°C – come previsto secondo le attuali politiche – le giornate estive più calde in Europa potrebbero diventare fino a 6°C più calde entro la fine del secolo.
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