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Perché e come si muore di caldo: i veri rischi delle ondate estreme in Italia ed Europa

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Perché e come si muore di caldo: i veri rischi delle ondate estreme in Italia ed Europa

Ogni anno in estate si ripete la stessa tragica domanda: perché si muore di caldo? La risposta è complessa, ma non più rinviabile. I cambiamenti climatici hanno reso le ondate di calore più frequenti, intense e durature. E i dati parlano chiaro.



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Secondo l’ultimo bollettino del Ministero della Salute, oggi 4 luglio 2025 20 città italiane sono classificate con il bollino rosso, il massimo livello di allerta per il rischio caldo. Nelle stesse ore, la Spagna registra oltre 100 decessi legati direttamente alle temperature estreme in soli 5 giorni, secondo i dati ufficiali del Ministero della Sanità spagnolo.

Ma non è solo il termometro il vero killer.

Il meccanismo silenzioso del caldo: cosa succede al corpo umano

Morire di caldo non significa “sciogliersi” al sole. Significa che l’organismo perde la capacità di autoregolarsi. Il nostro sistema termico, per funzionare, mantiene la temperatura corporea intorno ai 36,5-37°C. Con il caldo estremo:

  • Il sudore non basta più a raffreddare il corpo
  • Si rischia una disidratazione rapida e invisibile
  • La pressione cala o, al contrario, sale bruscamente
  • Il cuore fatica, specialmente negli anziani o nei fragili

Il risultato può essere un colpo di calore (heat stroke), un’emergenza medica potenzialmente fatale.

Chi rischia davvero (e perché non solo gli anziani)

L’Istituto Superiore di Sanità ha più volte evidenziato che il caldo non uccide solo gli anziani fragili. I soggetti più a rischio sono:

  • Anziani soli, soprattutto in città
  • Persone con malattie croniche (cardiopatie, diabete, insufficienze renali)
  • Neonati e bambini piccoli
  • Lavoratori esposti all’aperto
  • Pazienti psichiatrici o con patologie neurologiche

Ma può essere fatale anche per giovani adulti in condizioni estreme, come sportivi o lavoratori in ambienti molto caldi.

Il ruolo nascosto delle città: cemento, traffico e solitudine

Un aspetto poco noto è quello delle isole di calore urbane. Le città italiane — con palazzi, asfalto, auto e smog — trattengono e amplificano il calore, soprattutto di notte. Questo impedisce all’organismo di recuperare.

Inoltre, l’isolamento sociale moltiplica il pericolo: molti decessi avvengono in casa, senza che nessuno possa intervenire.

L’allarme spagnolo: 102 morti in 5 giorni

Come riportato oggi dal Corriere della Sera, la Spagna è in prima linea: 102 decessi attribuiti direttamente al caldo tra il 29 giugno e il 3 luglio. Temperature record sopra i 44°C, specialmente in Madrid, Siviglia e Cordoba.

Gli esperti parlano di “nuova normalità” climatica:

“Non si tratta più di eventi eccezionali. Serve un piano sanitario strutturale per convivere con il caldo estremo”, ha dichiarato un portavoce del Ministero della Salute spagnolo.

Anche Wimbledon è sotto pressione

Il caldo non risparmia nemmeno il Regno Unito: durante il torneo di Wimbledon 2025, l’ex campione Mats Wilander ha denunciato le condizioni estreme sul campo:

“È difficile respirare, figuriamoci giocare a questi livelli”.

La direzione del torneo ha attivato protocolli straordinari: pause extra, campi coperti, ventilazione forzata. Ma l’evento è emblematico: il cambiamento climatico sta impattando anche ambienti considerati “sicuri” dal punto di vista termico.


Prevenzione, consapevolezza, azione

Il caldo estremo è oggi una minaccia sanitaria strutturale. Serve un approccio culturale diverso:

  • Informare la popolazione sui veri rischi
  • Rafforzare le reti territoriali per chi vive da solo
  • Rendere le città più verdi, ventilate e resilienti
  • Garantire presidi sanitari pronti a rispondere alle ondate estreme

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