Ftalati, bisfenoli e Pfas: le sostanze della plastica che minacciano i bambini
Un’ampia revisione scientifica pubblicata su Lancet Child & Adolescent Health conferma che l’esposizione precoce ai composti chimici contenuti nella plastica può rappresentare una seria minaccia per la salute infantile. I ricercatori della New York University, insieme ad altri istituti internazionali, hanno analizzato centinaia di studi per indagare l’impatto di queste sostanze sullo sviluppo umano.
I risultati mettono in luce un legame evidente tra l’esposizione ai composti plastici nei primi anni di vita e l’aumento di patologie croniche in età adulta, tra cui malattie metaboliche, disturbi respiratori e problemi riproduttivi.
Le tre sostanze sotto accusa: ftalati, bisfenoli e Pfas
La revisione si è focalizzata su tre classi di composti chimici: ftalati, bisfenoli e Pfas. Questi additivi sono comunemente utilizzati per rendere la plastica più flessibile, resistente o antiaderente. Sono noti da tempo per i loro potenziali effetti negativi sulla salute umana.
Secondo lo studio, queste sostanze sono capaci di alterare il sistema endocrino, interferendo con il normale funzionamento degli ormoni. Le conseguenze possono essere particolarmente gravi se l’esposizione avviene durante lo sviluppo fetale o nei primi anni di vita, periodi in cui l’organismo è più vulnerabile.
Gli effetti sulla salute a lungo termine
I dati raccolti indicano chiaramente come l’esposizione a ftalati, bisfenoli e Pfas possa aumentare il rischio di:
Obesità e altre malattie metaboliche
Asma e patologie respiratorie croniche
Problemi di infertilità e disturbi ormonali
Compromissioni del neurosviluppo e del sistema immunitario
Questi effetti non si limitano all’impatto immediato, ma si estendono nel tempo, influenzando negativamente la salute anche in età adulta.
Microplastiche
Lo studio segnala anche i rischi crescenti legati all’esposizione alle microplastiche, minuscole particelle che si formano dalla degradazione dei materiali plastici. Questi frammenti possono essere ingeriti o inalati e, una volta entrati nell’organismo, trasportare altre sostanze chimiche dannose.
Le microplastiche possono contribuire all’infiammazione dei tessuti e aumentare il rischio di sviluppare patologie croniche, rendendo ancora più urgente una riflessione globale sull’inquinamento da plastica.
L’urgenza di agire: normative e scelte individuali
Gli autori dello studio richiamano l’attenzione sulla necessità di normative internazionali più rigorose per limitare l’uso di sostanze tossiche nella produzione della plastica, in particolare per i prodotti destinati all’infanzia.
Nel frattempo, anche le scelte quotidiane dei genitori possono fare la differenza. Alcuni consigli utili includono:
Limitare l’uso di contenitori, stoviglie e biberon in plastica per i bambini
Evitare di riscaldare cibo o bevande in contenitori di plastica
Preferire materiali alternativi come vetro o acciaio inox
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