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Il Ponte sullo Stretto sarà una cattedrale nel deserto? Ecco cosa pensa l’ADUC

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Il Ponte sullo Stretto sarà una cattedrale nel deserto? Ecco cosa pensa l’ADUC


Il dibattito sul Ponte sullo Stretto di Messina si arricchisce della posizione critica dell’ADUC (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori), che, pur non essendo ideologicamente contraria all’idea di unire la Sicilia al continente, solleva forti dubbi sulla fattibilità e sull’utilità del progetto così come è stato concepito. L’associazione, per voce del suo presidente Vincenzo Donvito Maxia, sottolinea il rischio che l’opera diventi una “cattedrale nel deserto” in un contesto infrastrutturale e di servizi carente.


Le criticità del progetto nel contesto del Sud Italia

La nota dell’ADUC evidenzia come la realizzazione del Ponte non possa prescindere da un’analisi organica delle infrastrutture esistenti. Arrivare al Ponte e proseguire il viaggio dopo l’attraversamento sarà problematico, data la disastrosa situazione della viabilità calabrese e delle ferrovie siciliane, che rendono la mobilità un’impresa quotidiana per i pendolari.

Il comunicato critica l’approccio del Governo che, concentrandosi solo sul Ponte, ignora le carenze strutturali del Sud e trascura la necessità di un piano di sviluppo coordinato. Un’opera imponente come il Ponte, se non integrata in una rete di trasporti efficiente, rischia di rimanere isolata, senza portare i benefici promessi in termini di sviluppo economico.


La proposta: un progetto unificato per il Sud

L’ADUC propone una soluzione alternativa al progetto isolato: un “fare centralizzato”. Invece di concentrarsi unicamente sulla costruzione del Ponte, il governo dovrebbe impegnarsi in un piano di sviluppo unitario. Questo piano dovrebbe includere, entro la data di apertura del 2032, l’ammodernamento di tutte le vie di comunicazione e delle infrastrutture che interessano le aree pre e post-Ponte.

L’associazione suggerisce che un progetto di tale portata, che coinvolgerebbe l’intera filiera infrastrutturale, avrebbe diversi vantaggi:

  • Creerebbe un’unità d’intenti tra gli attori politici, rendendo più difficile l’opposizione e la creazione di ostacoli burocratici.
  • Garantirebbe una reale efficacia dell’opera, collegando il Ponte a una rete di trasporti realmente funzionante.
  • Affronterebbe in modo più incisivo anche le problematiche storiche del Sud, dimostrando che il “fare” può essere un vero motore di cambiamento.

L’ADUC conclude l’articolo con un appello a un’azione politica più razionale e meno propagandistica, con l’obiettivo di evitare che il Ponte sullo Stretto diventi l’ennesimo simbolo di un’Italia che “inizia” ma non conclude le sue grandi opere.

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