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Ponte sullo Stretto: nuovo ricorso delle associazioni ambientaliste all’Unione Europea

Ponte sullo Stretto: nuovo ricorso delle associazioni ambientaliste all’Unione Europea

Le principali associazioni ambientaliste italiane — Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF — hanno presentato un nuovo reclamo alla Commissione Europea in merito alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. L’oggetto della contestazione è la mancata indizione di una gara pubblica internazionale per l’affidamento dei lavori. Le associazioni ritengono che l’attuale procedura violi il diritto europeo in materia di concorrenza, in particolare gli articoli 101-109 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) e l’articolo 72 della Direttiva 2014/24/UE.

Questo nuovo reclamo si aggiunge ad altri tre precedenti, tra cui quelli relativi alla mancata applicazione della Direttiva sulla Valutazione Ambientale Strategica e alla non corretta applicazione delle Direttive “Habitat” e “Uccelli”.

Il nodo della mancata gara internazionale

Le associazioni denunciano come il Governo italiano abbia scelto di ripristinare i rapporti preesistenti con la società Stretto di Messina (SdM), liquidata nel 2013, per assegnare nuovamente l’opera al consorzio Eurolink. Quest’ultimo aveva già vinto l’appalto nel 2005 con un’offerta di 3,9 miliardi di euro. Tuttavia, l’opera oggi prevede costi stimati in oltre 13,5 miliardi, un incremento che secondo le associazioni non può essere considerato compatibile con la normativa vigente, che consente di evitare una nuova gara solo entro un aumento massimo del 50%.

Le criticità sollevate da ANAC

Un ulteriore elemento rafforzativo del reclamo è rappresentato dalla posizione dell’ANAC, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, che ha sollevato dubbi sulla regolarità dell’iter seguito. Il presidente dell’ANAC, Giuseppe Busia, ha dichiarato pubblicamente durante un’audizione parlamentare che il mancato avvio di una nuova gara impone limiti stringenti sui costi e che eventuali incrementi superiori al 50% rispetto alla gara originaria non sono compatibili con la normativa europea.

Nonostante queste osservazioni, l’ANAC è rimasta inascoltata e le istituzioni hanno proseguito nell’iter approvativo senza avviare una nuova procedura competitiva.

La richiesta di ritiro della delibera CIPESS

In parallelo, le associazioni ambientaliste hanno chiesto formalmente al CIPESS (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile) il ritiro in autotutela della delibera n. 41 del 6 agosto 2025, che ha concluso l’iter di approvazione del progetto. La delibera è attualmente sospesa e sotto esame della Corte dei Conti, che ha già avanzato rilievi formali.

Secondo le associazioni, anche eventuali risposte da parte del Governo non sarebbero sufficienti a sanare i vizi del procedimento, che resterebbe affetto da gravi criticità sotto il profilo della legalità e del rispetto delle norme europee.

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