Ponte sullo Stretto, il no della Nato cambia qualcosa?
Un duro colpo alle ambizioni del governo italiano arriva direttamente dalla Nato? L’ambasciatore Usa presso l’Alleanza Atlantica, Matthew Whitaker, ha escluso categoricamente che il Ponte sullo Stretto di Messina possa essere considerato una spesa militare per il raggiungimento dell’obiettivo del 5% del Pil previsto per la difesa. Con un brusco stop alla cosiddetta “contabilità creativa” del governo, gli Stati Uniti mettono in guardia l’Italia, affermando che le spese militari devono essere reali e strettamente correlate alla difesa, e non possono includere opere infrastrutturali civili anche se di grande portata.
La notizia ha riaperto il dibattito politico e sociale sul futuro dell’opera: il Ponte, il cui costo si aggira attorno ai 13,5 miliardi di euro e che già risulta interamente finanziato con risorse statali secondo il Ministero delle Infrastrutture, rischia di trasformarsi in un’opera simbolo di contrasti tra slogan politici e realtà finanziarie.
Le critiche e la difesa politica
Dura la reazione delle opposizioni, con il Movimento 5 Stelle che parla di un governo che tenta «di prendere in giro gli italiani» giocando con i conti, mentre Europa Verde denuncia l’opera come una «favola strategica» smentita dalla Nato stessa. La Cgil, dal canto suo, annuncia di voler presentare a Bruxelles la sua opposizione alla deroga ambientale richiesta per il progetto, considerandolo un inutile spreco di risorse che sottrae fondi a servizi essenziali.
Dal governo, invece, arrivano rassicurazioni circa il fatto che il progetto non è in discussione, essendo finanziato con fondi statali e senza ricorso a risorse Nato. Il ministro Salvini ha definito il Ponte come una sfida economica e infrastrutturale cruciale per il Sud Italia.
Il MIT: “Opera già finanziata, non previsti fondi Nato”
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha chiarito con una nota ufficiale che «Il Ponte sullo Stretto è già interamente finanziato con risorse statali e non sono previsti fondi destinati alla Difesa». L’eventuale utilizzo di risorse Nato «non è all’ordine del giorno» e, soprattutto, «il progetto non è in discussione». Questa risposta arriva a seguito delle critiche e delle smentite sugli ipotetici fondi militari ventilati in alcune fasi della discussione, ribadendo la piena copertura pubblica dell’opera stimata in circa 13,5 miliardi di euro attraverso risorse nazionali e investimenti europei
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