Come curare i pazienti senza far ammalare il pianeta: la sfida degli ingegneri clinici e delle società scientifiche
I processi sanitari, pur essendo fondamentali per curare i pazienti, rappresentano oggi la quinta causa di inquinamento globale da gas serra. Una contraddizione che mette in luce una sfida cruciale: come ridurre l’impatto ambientale del settore sanitario senza compromettere la qualità delle cure? Questo è stato il tema centrale affrontato durante la sessione “Quanto è sostenibile la tua area clinica?” del 25° Convegno nazionale AIIC (Associazione Italiana Ingegneri Clinici), tenutosi a Napoli.
L’impatto ambientale del settore sanitario
Specialità cliniche come anestesia, rianimazione, endoscopia, radiologia e chirurgia, per la natura stessa dei loro interventi, sono tra le più “inquinanti”. L’uso intensivo di apparecchiature energivore, prodotti monouso e l’elevato consumo di risorse come l’acqua contribuiscono a un significativo impatto ambientale. Ad esempio, la dialisi per un singolo paziente può richiedere centinaia di litri d’acqua, con un peso ambientale non trascurabile.
Verso un approccio green condiviso
Durante il convegno, rappresentanti di diverse società scientifiche – anestesisti, nefrologi, radiologi, gastroenterologi, chirurghi – hanno condiviso le iniziative già avviate per un approccio più sostenibile. Gli anestesisti, ad esempio, stanno limitando l’uso di anestetici inalatori ad alto impatto ambientale, seguendo raccomandazioni europee per una “green anesthesia”. Un tema trasversale è il ritorno al pluriuso di dispositivi, laddove possibile e sicuro, per ridurre la quantità di rifiuti prodotti.
Il ruolo chiave degli ingegneri clinici
Daniele Gui, coordinatore del progetto europeo Caring Nature, ha sottolineato come gli ingegneri clinici possano diventare il punto di riferimento per misurare e gestire l’impatto ambientale delle strutture sanitarie. Attraverso metriche precise – ad esempio, quanto consuma una sala operatoria o quanto pesa uno smaltimento rifiuti inefficiente – è possibile promuovere studi di impatto e definire best practice per ridurre gli sprechi.
Una chiamata all’azione collettiva
Lorenzo Leogrande, presidente del Convegno AIIC, ha evidenziato la necessità di un dialogo concreto tra ingegneri clinici, medici, infermieri e altri professionisti sanitari per affrontare insieme le sfide ambientali. Le strategie includono il riutilizzo di macchinari, il riciclo di materiali e una gestione più efficiente delle risorse energetiche e idriche.
Il settore sanitario si trova oggi a un bivio: continuare a contribuire all’inquinamento globale o diventare protagonista di una transizione verso la sostenibilità. Il percorso è ancora lungo, ma la convergenza di intenti e l’impegno delle società scientifiche e degli ingegneri clinici rappresentano un importante passo avanti verso un futuro in cui curare i pazienti non significhi più “ammalare” il pianeta.
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