Acque tinte di verde in 10 città, protesta di Extinction Rebellion: daspo per Greta Thunberg a Venezia
Al termine della COP30 di Belém, Extinction Rebellion ha realizzato una protesta simultanea in 10 città italiane, tingendo temporaneamente le acque di fiumi, canali, mari e fontane con fluoresceina, un composto innocuo usato per monitorare i flussi idrici. L’azione, accompagnata dallo slogan “Fermare l’ecocidio”, voleva rendere visibili i luoghi già danneggiati dall’inquinamento e denunciare le politiche climatiche considerate insufficienti.
Le città coinvolte e gli interventi più significativi
Le azioni hanno interessato diversi ecosistemi idrici. A Torino è stato colorato il Po in secca ai Murazzi, mentre a Bologna è stato tinto di verde il Reno nel Canale delle Moline. A Milano è toccato alla Darsena dei Navigli, a Parma al torrente Parma e a Taranto al fiume Tara, già severamente contaminato dall’ex ILVA e ora minacciato dall’installazione di un nuovo dissalatore.
Altrove è stata coinvolta l’acqua del mare, come nel Canal Grande di Venezia, dove era presente anche Greta Thunberg, nel porto di Trieste e nell’antico porto de La Cala a Palermo. A Padova e Genova sono state colorate le principali fontane cittadine, rispettivamente in Prato della Valle e in Piazza De Ferrari.

Daspo urbano per Greta Thunberg a Venezia
A Venezia le forze dell’ordine sono intervenute identificando numerosi partecipanti, sequestrando strumenti musicali e uno striscione esposto durante la manifestazione. Greta Thunberg e 36 attivisti sono stati sanzionati con una multa e il daspo urbano di 48 ore da Venezia.
Le critiche all’Italia per la posizione alla COP30
Secondo Extinction Rebellion, l’Italia avrebbe ostacolato le misure più ambiziose discusse alla COP30. Una prima bozza dell’accordo prevedeva l’uscita dai combustibili fossili, sostenuta da 82 delegazioni, ma poi indebolita anche a causa dell’opposizione dell’Italia e della Polonia. La versione successiva, ulteriormente annacquata, ha eliminato dal testo il riferimento all’abbandono delle fonti fossili, generando forte sconcerto tra osservatori e comunità scientifica.
L’allarme internazionale
Le attuali politiche globali proiettano un aumento della temperatura media mondiale di 2,6°C entro fine secolo. L’ONU avverte che un simile scenario comporterebbe rischi estremi: acidificazione degli oceani, perdita delle barriere coralline, degrado delle calotte glaciali, trasformazione della foresta amazzonica e ampie zone rese inabitabili.
In questo contesto, l’Italia è oggi il sesto paese al mondo per investimenti in combustibili fossili e continua a puntare su progetti legati al gas, come il Piano Mattei e il via libera a nuove licenze di trivellazione.
La protesta
Extinction Rebellion aveva già realizzato una protesta simile alla fine della COP28 a Dubai, colorando le acque di cinque città italiane. Da allora, secondo il movimento, il pianeta ha registrato nuovi record di temperatura e ulteriori eventi climatici estremi. La nuova mobilitazione ha raddoppiato il numero delle città coinvolte, segnalando un allarme crescente e la volontà di evidenziare l’urgenza delle scelte politiche.
Appello finale: fermare l’ecocidio
Per i manifestanti, le acque verdi rappresentano il futuro verso cui portano le attuali politiche climatiche. La richiesta è chiara: fermare l’ecocidio e pretendere decisioni coraggiose capaci di proteggere la vita sul pianeta in uno dei momenti più critici della storia umana.
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