Italia e RED III: il decreto che rischia di rallentare la transizione energetica nei trasporti
Il recepimento in Italia della Direttiva RED III sull’uso di energia da fonti rinnovabili nei trasporti rischia di trasformarsi in uno stravolgimento della norma europea. Le principali organizzazioni ambientaliste e civiche – Cittadini per l’Aria, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Legambiente, Sbilanciamoci!, T&E Italia e WWF – denunciano un approccio debole e distorto che potrebbe rallentare la transizione del settore e mantenere alta la dipendenza del Paese dai combustibili fossili e dalle materie prime importate.
Il testo attualmente all’esame del Parlamento sembra privilegiare il comparto dei biocarburanti, trascurando le soluzioni più efficaci per la decarbonizzazione e ponendo l’Italia in una posizione di potenziale non conformità rispetto agli obiettivi europei.
Necessità di emendare il decreto e rispettare la Direttiva europea
Le organizzazioni firmatarie chiedono un intervento urgente per modificare il decreto in sede parlamentare. L’obiettivo è riallineare la normativa italiana alla Direttiva RED III, rafforzando i target generali e introducendo misure concrete a tutela di ambiente, clima e consumatori. L’Italia, sostengono, ha bisogno di una strategia industriale e climatica moderna, non di un decreto che conservi l’attuale dipendenza dai carburanti fossili.
Rischio di procedura di infrazione per l’Italia
Secondo gli ambientalisti, la proposta di aggiornamento del Dlgs 199/2021 non adegua l’obiettivo nazionale di energia rinnovabile nei trasporti, fermo al 16% al 2030. La Direttiva RED III fissa invece un target europeo molto più ambizioso, pari al 29% in termini energetici o a una riduzione del 14,5% delle emissioni. Questa discrepanza potrebbe esporre il Paese a una procedura di infrazione per mancato recepimento della normativa europea.
Il Governo ignora l’elettricità rinnovabile e la mobilità elettrica
Nonostante l’impegno dichiarato per la “neutralità tecnologica”, il decreto sembra ignorare il contributo dell’elettricità rinnovabile. La bozza non prevede infatti l’istituzione di un meccanismo di credito per l’energia elettrica da fonti rinnovabili ricaricata nei veicoli elettrici e plug-in hybrid, come richiesto dall’articolo 25 della Direttiva RED III. Ciò genera una disparità di trattamento tra carburanti fossili miscelati con biocarburanti e l’energia elettrica pulita, rallentando lo sviluppo della mobilità sostenibile.
Mancanza di sostegno alla filiera dell’idrogeno verde e degli e-fuel
Il testo del decreto non stabilisce obiettivi vincolanti né incentivi per l’uso di combustibili rinnovabili di origine non biologica, come gli e-fuel e l’idrogeno verde. Questi carburanti sono fondamentali per la decarbonizzazione dei settori aviazione e marittimo, ma il Governo si limita a consentirne l’uso facoltativo, senza definire quote obbligatorie né meccanismi di supporto.
Ritorno dei sottoprodotti dell’olio di palma e rischio ambientale
Una delle modifiche più criticate riguarda la reintroduzione del PFAD (Palm Fatty Acid Distillate), sottoprodotto della raffinazione dell’olio di palma. Questo materiale, precedentemente escluso per il suo alto rischio di impatti ambientali, potrebbe incentivare la deforestazione e la perdita di biodiversità, aggravando gli effetti climatici del settore.
Aumento del rischio di frodi sui biocarburanti
L’aumento del limite per i biocarburanti derivati da rifiuti e residui dal 2,5% al 5% apre la strada a potenziali frodi. Senza controlli rigorosi sulla tracciabilità delle biomasse, esiste il rischio che oli vergini vengano etichettati come esausti per ottenere incentivi. La disponibilità reale di questi materiali, come gli oli da cucina usati, è infatti molto inferiore alla domanda, con l’80% dell’approvvigionamento proveniente da paesi terzi, spesso privi di sistemi di certificazione trasparenti.
Il cartello dei carburanti e l’aumento dei prezzi
Il recepimento della Direttiva prevede anche l’aumento della quota di biodiesel FAME nel diesel, dal 7% al 10%. Su questa componente “bio” si è registrato un cartello tra sei operatori del settore, sanzionato dall’AGCOM con una multa complessiva di quasi un miliardo di euro. L’intesa tra le aziende aveva fatto salire i prezzi da 20 a circa 60 euro per Smc3 tra il 2019 e il 2023.
Neutralità tecnologica e necessità di una strategia energetica chiara
La tanto citata “neutralità tecnologica” rischia di restare una formula priva di contenuti concreti. In assenza di una strategia che promuova la mobilità elettrica e i carburanti sintetici, il Paese continuerà a dipendere dai combustibili fossili, perdendo competitività nella corsa alla transizione energetica europea.
Serve un piano nazionale di allocazione delle fonti energetiche
Oltre il 90% dei consumi energetici del trasporto stradale italiano è ancora basato sui combustibili fossili, e il trasporto privato rappresenta il 63% del totale. Le associazioni chiedono una pianificazione razionale che assegni le diverse fonti energetiche ai settori più appropriati: elettricità rinnovabile per i trasporti leggeri, carburanti sintetici per aviazione e navigazione, biocarburanti sostenibili per i segmenti difficili da decarbonizzare. Ignorare questi principi rischia di rallentare la transizione ecologica e aumentare i costi per lo Stato e i cittadini.
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