Rilievi glaciologici in Valle d’Aosta 2025: la situazione
Le prime rilevazioni glaciologiche effettuate in Valle d’Aosta al termine della stagione invernale 2024/2025 offrono un quadro dettagliato sullo stato di salute dei ghiacciai del Timorion e del Rutor. I dati preliminari indicano buoni accumuli nevosi, un elemento positivo per queste importanti riserve idriche. Tuttavia, sul ghiacciaio del Timorion è stata registrata un’anomalia significativa che merita particolare attenzione, mentre sul Rutor si è adottato un approccio metodologico innovativo.
Accumuli Nevosi: Un Bilancio Complessivamente Positivo
La prima fase del monitoraggio annuale, dedicata alla misurazione degli apporti nevosi invernali, si è conclusa con le operazioni sul Ghiacciaio del Timorion (Valsavarenche), effettuate lunedì 19 maggio, e sul Ghiacciaio del Rutor (La Thuile), concluse martedì 27 maggio.
Queste misurazioni sono cruciali per determinare il contributo nevoso depositatosi durante la stagione fredda. I dati raccolti serviranno come base per il bilancio di massa annuale dei ghiacciai, che sarà completato al termine della stagione estiva, dopo la fusione delle masse nevose e del ghiaccio perenne.
Ghiacciaio del Timorion: Accumulo Superiore alla Media e un Evento Inedito
Sul Ghiacciaio del Timorion, le misurazioni dell’accumulo nevoso, condotte in collaborazione con gli operatori del Corpo di Sorveglianza del Parco Nazionale del Gran Paradiso, hanno rivelato valori leggermente superiori alla media degli ultimi 24 anni. L’innevamento è risultato comunque inferiore rispetto all’inverno precedente (2023-2024), che si era distinto per accumuli eccezionali.
Durante la campagna, sono state effettuate 110 misurazioni, con spessori di neve compresi tra 175 e 400 cm nelle zone più elevate (circa 3.400 m) e tra 150 e 220 cm nelle aree più basse (intorno ai 3.250 m). L’analisi dei profili stratigrafici ha indicato una densità media del manto pari a 400 kg/m³. Questo corrisponde a un accumulo medio sul ghiacciaio di 1.100 mm di equivalente in acqua, un valore lievemente superiore alla media della serie storica iniziata nel 2001.
L’elemento di maggiore novità e preoccupazione per i glaciologi è però l’osservazione di una valanga nella porzione Sud-Ovest del ghiacciaio, un evento mai registrato prima nei 24 anni di monitoraggio. Il distacco, avvenuto nella parte superiore esposta a Nord-Est (tra 3.300 e 3.415 m s.l.m.), ha interessato un’area stimata di circa 25.000 m², con un’altezza del distacco compresa tra 1,2 e 1,5 metri e una pendenza media di circa 30°. Il volume complessivo di neve coinvolta è stato stimato tra 30.000 e 35.000 m³, con il deposito che si è esteso fino a circa 3.215 m di quota. Nonostante il fenomeno si sia sviluppato all’interno del bacino glaciale, senza influenzare la valutazione complessiva dell’accumulo nivale, ha alterato localmente i valori di spessore della neve. La stima delle grandezze della valanga è stata possibile grazie a un rilievo fotogrammetrico effettuato con drone, che ha permesso l’elaborazione di un modello digitale dettagliato dell’area. Questo evento, verosimilmente connesso a precipitazioni significative e variazioni morfologiche del ghiacciaio, rappresenta un’anomalia sia per la posizione inusuale che per la dinamica osservata in un contesto generalmente stabile dal punto di vista valanghivo.

Ghiacciaio del Rutor: Dati di Qualità Grazie a Metodologie Integrate
Per il Ghiacciaio del Rutor, le misure dell’accumulo nevoso, condotte il 27 maggio, hanno adottato un approccio integrato che ha combinato tre diverse metodologie per migliorare l’accuratezza e la rappresentatività spaziale dei dati:
- Misurazioni manuali: Le tradizionali rilevazioni con sonda da valanga centimetrata.
- Rilievi geofisici con Ground Penetrating Radar (GPR): Condotti dal personale del Dipartimento DIATI del Politecnico di Torino, l’uso del GPR ha permesso di ottenere transetti continui e dettagliati della stratigrafia del manto, riducendo l’incertezza legata alla presenza di strati di ghiaccio e alla complessa morfologia del ghiacciaio.
- Rilievi ad alta risoluzione con UAS (drone): Un drone ha acquisito un modello digitale della superficie mediante tecnica fotogrammetrica su una porzione di circa 3 km² del ghiacciaio. Il confronto con un modello della superficie glaciale priva di neve (settembre 2024) ha consentito una stima spazialmente distribuita dello spessore del manto nevoso.
Questa strategia multimodale ha notevolmente migliorato la copertura areale delle misurazioni e la comprensione della distribuzione dell’accumulo nevoso. La sovrapposizione delle tre tecniche in aree comuni ha permesso di valutare la loro coerenza interna, evidenziando una buona concordanza e rafforzando l’affidabilità del dataset complessivo.
Sulla base di 91 misure manuali, 420 misure georadar e l’elaborazione dei modelli digitali, è stato calcolato un accumulo medio di neve pari a 396 cm. Per calcolare l’equivalente in acqua, sono state effettuate due trincee nivologiche (a circa 3.230 m s.l.m. e 2.600 m s.l.m.), che hanno evidenziato valori di densità tra 390 e 500 kg/m³, in linea con le attese per manti nevosi consolidati alpini. Sulla base di questi dati, l’accumulo specifico risulta pari a 1.955 mm di equivalente in acqua, un valore decisamente al di sopra della media del periodo di riferimento ventennale (2005–2025), che è di 1.370 mm.
Questi primi dati offrono una panoramica essenziale sullo stato di salute dei ghiacciai valdostani e sottolineano l’importanza di un monitoraggio continuo e tecnologicamente avanzato per comprendere al meglio le dinamiche in atto in un’epoca di rapidi cambiamenti climatici.
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