Rinnovabili in calo in Italia: diminuiscono gli impianti e ritardi sugli obiettivi
Il 2025 si apre con un segno negativo per le energie rinnovabili in Italia. Dopo anni di crescita costante, con oltre 2 milioni di impianti già attivi nel Paese, la rivoluzione delle fonti pulite subisce un brusco rallentamento. Secondo i dati presentati al XVIII Forum QualEnergia da Legambiente e Kyoto Club, nei primi dieci mesi dell’anno il numero di nuovi impianti realizzati è diminuito del 27% rispetto allo stesso periodo del 2024, fermandosi a 181.768. Anche la potenza installata mostra un calo del 10,6%, con 5.400 MW totali, di cui gran parte da solare fotovoltaico e una quota minore da eolico.
Nonostante la contrazione negli impianti, la produzione di energia da fonti rinnovabili resta rilevante, sebbene inferiore ai risultati degli anni precedenti, attestandosi a 98.712 GWh, con un calo del 2,5% rispetto al 2024. Il dato negativo è trainato principalmente dal settore idroelettrico, che registra un -22,8% nella produzione, mentre il fotovoltaico mostra segnali positivi. Nonostante la riduzione di nuovi impianti, la produzione fotovoltaica è aumentata del 24,3%, suggerendo che le installazioni più recenti sono mediamente più grandi ed efficienti.
Ritardi sugli obiettivi e differenze regionali
Un altro elemento di preoccupazione riguarda i ritardi nel rispetto del decreto Aree Idonee, fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi italiani al 2030. Tra gennaio 2021 e ottobre 2025, sono stati installati solo 23.099 MW su un totale di 80.001 MW previsti, coprendo appena il 28,9% del target nazionale. La situazione varia notevolmente da regione a regione, con alcune realtà, come Valle d’Aosta e Molise, ancora sotto il 15% dell’obiettivo, mentre altre, come il Lazio, risultano più virtuose, avendo raggiunto oltre la metà del target previsto.
Questi ritardi evidenziano le difficoltà nell’accelerare la transizione energetica, tra burocrazia, lentezza nelle autorizzazioni e normative complesse che rallentano lo sviluppo di impianti di nuova generazione.
Comunità energetiche rinnovabili e ostacoli allo sviluppo
Non va meglio per le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), il cui sviluppo appare in affanno. Nei cinque anni previsti per realizzare 5 GW di potenza incentivata, sono stati realizzati appena 115 MW. Numerose difficoltà, dai bandi regionali andati deserti ai tagli dei fondi PNRR, hanno ostacolato la crescita di queste realtà. In Sicilia, ad esempio, un bando da 61,5 milioni di euro finalizzato alla creazione di nuove CER è rimasto completamente inutilizzato. Dove però le iniziative funzionano, come in Emilia-Romagna, i risultati sono tangibili, con l’attivazione di decine di nuovi impianti.
Proposte per accelerare la transizione energetica
In occasione del Forum QualEnergia, Legambiente e Kyoto Club hanno sottolineato l’urgenza di interventi concreti per rilanciare le rinnovabili in Italia. Serve semplificare le procedure autorizzative, completare gli organici dei settori preposti e avviare interventi di repowering per aumentare l’efficienza degli impianti esistenti. La promozione delle CER, attraverso procedure più semplici e strumenti come lo scorporo in bolletta, potrebbe rappresentare un volano per un sistema energetico più partecipato e socialmente inclusivo.
Le associazioni chiedono inoltre modifiche normative urgenti, come il miglioramento del Decreto-legge Transizione 5.0 e del Decreto Agricoltura, per rimuovere gli ostacoli allo sviluppo di nuove installazioni e favorire un utilizzo intelligente dei terreni senza consumo di suolo. Secondo Legambiente e Kyoto Club, il rilancio delle rinnovabili è fondamentale non solo per ridurre i costi energetici, ma anche per garantire l’indipendenza dal gas e contrastare la crisi climatica.
Con la terza edizione del Premio CERS, prevista per il 2026, Legambiente intende premiare le esperienze più virtuose di comunità energetiche, sottolineando l’importanza di investimenti sostenibili e partecipativi per il futuro del Paese.
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