Spugna carnivora “palla della morte ” e vermi zombie: le nuove specie scoperte negli abissi antartici
Trenta specie di profondità precedentemente sconosciute, tra cui una spugna carnivora soprannominata “palla della morte”, sono state scoperte in una delle regioni più remote del pianeta grazie al programma Nippon Foundation–Nekton Ocean Census. L’impresa scientifica, condotta in collaborazione con istituti di ricerca internazionali, ha rivelato quanto l’Oceano Antartico resti ancora un mondo in gran parte inesplorato.
Tra le scoperte più sorprendenti figura una spugna predatrice del genere Chondrocladia, una creatura dalla forma sferica ricoperta di minuscoli uncini che le consentono di intrappolare le prede, un comportamento insolito rispetto alla filtrazione passiva tipica della maggior parte delle spugne.
Sono stati osservati anche i cosiddetti “vermi zombie” del genere Osedax, organismi che vivono nutrendosi dei grassi presenti nelle ossa delle balene grazie a batteri simbionti, pur essendo privi di bocca e intestino.
La spedizione nelle Isole Sandwich Australi
Le scoperte sono avvenute durante una spedizione condotta nelle Isole Sandwich Australi a bordo della nave di ricerca R/V Falkor (too) dello Schmidt Ocean Institute. Il team dell’Ocean Census ha utilizzato il veicolo subacqueo ROV SuBastian per esplorare caldere vulcaniche, la Fossa delle Sandwich Australi e i fondali intorno alle isole Montagu e Saunders.
Sono stati raccolti quasi 2.000 esemplari appartenenti a 14 diversi gruppi animali, insieme a migliaia di immagini ad alta definizione e ore di riprese video. Tra i risultati più significativi figurano la scoperta di nuove sorgenti idrotermali a 700 metri di profondità, vivaci giardini di corallo, prove di attività vulcanica sottomarina e il primo filmato confermato di un giovane calamaro colossale.
“Accelerare la scoperta di nuove specie non è un lusso scientifico, è una necessità per il bene comune”, ha dichiarato Mitsuyuki Unno, direttore esecutivo della Nippon Foundation. “Ogni spedizione dell’Ocean Census ci aiuta a comprendere meglio il mondo sottomarino e a fornire dati essenziali per la conservazione globale.”
Alla scoperta del fondale nascosto del Mare di Bellingshausen
Un altro gruppo di ricercatori dell’Ocean Census Science Network ha partecipato a una spedizione nel Mare di Bellingshausen, anch’essa a bordo della R/V Falkor (too). Dopo il distacco dell’enorme iceberg A-84, grande circa 510 chilometri quadrati, il team ha potuto esplorare per la prima volta un fondale marino rimasto sigillato sotto oltre 150 metri di ghiaccio per secoli.
“La conferma di 30 nuove specie dimostra quanta biodiversità sia ancora poco documentata,” ha affermato la Dott.ssa Michelle Taylor, responsabile scientifico del progetto. “Abbiamo analizzato meno del 30% dei campioni raccolti, eppure i risultati già superano ogni aspettativa. La combinazione di spedizioni e workshop di identificazione accelera processi che altrimenti richiederebbero decenni.”
Biodiversità sconosciuta e nuove specie da catalogare
Oltre alle spugne e ai vermi zombie, le analisi preliminari indicano la presenza di nuove specie di vermi corazzati e iridescenti del genere Eulagisca, stelle marine appartenenti a famiglie finora sconosciute come Brisingidae, Benthopectinidae e Paxillosidae, oltre a crostacei, gasteropodi e bivalvi adattati agli habitat vulcanici.
Il materiale raccolto è in fase di revisione e potrebbe includere addirittura una nuova famiglia di anfipodi. Gli esperti stanno inoltre valutando la possibilità di aver individuato nuovi coralli neri e un genere inedito di penna di mare.
Tecnologia e ricerca: una sinergia per il futuro degli oceani
Le spedizioni hanno dimostrato quanto la tecnologia sia essenziale per esplorare l’oceano profondo. “Strumenti come la mappatura ad alta precisione dei fondali e le telecamere dei ROV ci permettono di osservare ambienti mai visti prima dall’uomo,” ha dichiarato la Dott.ssa Jyotika Virmani, direttore esecutivo dello Schmidt Ocean Institute.
L’integrazione di competenze scientifiche internazionali, tecnologia avanzata e collaborazione globale rappresenta la chiave per accelerare la scoperta di nuove forme di vita. L’obiettivo dell’Ocean Census è infatti quello di descrivere 100.000 nuove specie marine entro il 2030, contribuendo a una conoscenza più completa della biodiversità e alla sua tutela.
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