Scoperto un verme che mangia la plastica
Un piccolo verme potrebbe essere la soluzione al problema dell’inquinamento da plastica che soffoca il nostro pianeta. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature, le larve del verme della farina minore, originarie del Kenya, sono in grado di digerire il polistirene, uno dei materiali plastici più difficili da smaltire.
Fathiya Khamis, scienziata presso l’International Centre of Insect Physiology and Ecology, ha guidato il team di ricerca. “Studiando questi ‘mangiatori di plastica’ naturali, speriamo di sviluppare strumenti per eliminare i rifiuti plastici in modo più rapido ed efficiente”, ha dichiarato.
Come funziona il verme della farina
Il verme della farina minore, che è lo stadio larvale di un coleottero della famiglia Alphitobius, possiede enzimi in grado di scomporre il polistirene, noto per essere l’ingrediente principale del polistirolo. Questo materiale è estremamente resistente e abbondante negli ecosistemi acquatici, rappresentando una grave minaccia per l’ambiente.
Durante un esperimento, della durata di un mese, i ricercatori hanno osservato il comportamento di questi vermi alimentandoli con tre diete diverse: solo polistirene, solo crusca (un alimento ricco di nutrienti) o una combinazione dei due. I risultati hanno dimostrato che i vermi che ricevevano sia polistirene che crusca, digerivano la plastica più efficacemente, riuscendo a scomporne l’11,7% in un mese.
Un aiuto dai batteri
Un elemento chiave della scoperta è stato il ruolo dei batteri presenti nell’intestino dei vermi. Questi microrganismi producono enzimi capaci di degradare il polistirene. I ricercatori sperano ora di isolare questi enzimi per creare soluzioni microbiche da utilizzare in discariche, fabbriche e siti di bonifica.
“Non è pratico rilasciare grandi quantità di questi insetti nei siti di rifiuti”, ha spiegato Khamis. “Invece, possiamo sfruttare i loro enzimi per affrontare il problema su scala industriale”.
Le prossime sfide
Nonostante i risultati promettenti, restano alcune sfide. I ricercatori devono determinare se gli enzimi possono essere prodotti su larga scala e verificare se la capacità di degradazione si estende ad altri tipi di polimeri plastici.
Questa scoperta, seppur ancora nelle fasi preliminari, apre la strada a nuovi metodi di riciclaggio più sostenibili, offrendo una speranza per affrontare uno dei più grandi problemi ambientali del nostro tempo.
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