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Sei punti chiave dal vertice INC-5 sulla plastica

Sei punti chiave dal vertice INC-5 sulla plastica

Il vertice del Comitato Intergovernativo per i Negoziati (INC-5), tenutosi a Busan, si è concluso senza un trattato definitivo sulla plastica, deludendo le aspettative di chi auspicava soluzioni concrete alla crescente crisi dell’inquinamento da plastica. Nonostante ciò, il percorso negoziale proseguirà nel 2025.

Ecco i sei punti principali emersi dall’evento.

1. Le negoziazioni continuano nel 2025

Sebbene non sia stato raggiunto un accordo finale, il vertice ha stabilito di adottare il “Chair’s Text” come base per i negoziati futuri, fissati per il 2025 con l’evento INC-5.2.

Luis Vayas Valdivieso, presidente dell’INC, ha definito questo passo cruciale e ha dichiarato: “Il nostro mandato è ambizioso e richiede tempo. Abbiamo molti elementi necessari e Busan ci ha posto sulla strada giusta.”

Nonostante la delusione per l’assenza di risultati concreti, alcuni partecipanti, come John Marc Simon di Zero Waste Europe, hanno sottolineato il progresso nel dibattito, ora orientato verso il ciclo di vita completo della plastica.



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2. Persistono divergenze su temi critici

Mentre oltre 100 paesi hanno sostenuto la limitazione della produzione di plastica derivata da combustibili fossili, una coalizione guidata dall’Arabia Saudita, con Iran, Russia e altri Stati del Golfo, ha bloccato tali proposte.

Questi paesi hanno spinto per un approccio focalizzato esclusivamente sulla gestione dei rifiuti, suscitando la frustrazione di molte organizzazioni. Eirik Lindebjerg del WWF ha commentato:

“Una minoranza di Stati continua a ostacolare il processo negoziale, impedendo alla maggioranza di trovare soluzioni significative.”

3. Consenso ampio su misure globali vincolanti

Nonostante le opposizioni, la maggior parte dei membri ha sostenuto proposte ambiziose per eliminare gradualmente plastiche e sostanze chimiche dannose. Il Ruanda, rappresentando oltre 85 nazioni, ha chiesto un trattato globale che copra l’intero ciclo di vita della plastica.

Anche il Messico, insieme a 95 paesi, ha ribadito che non accetterà un accordo privo di divieti e eliminazioni vincolanti.

4. Spinta urgente contro l’inquinamento degli oceani

Con oltre un camion di rifiuti plastici che finisce in mare ogni minuto, molti attivisti hanno sottolineato l’urgenza di interventi sistemici. Nicolas Mallos di Ocean Conservancy ha dichiarato:

“Siamo delusi dal ritardo, ma determinati a sfruttare questo tempo per garantire un trattato ambizioso che risponda alla crisi con la necessaria urgenza.”

5. Le comunità vulnerabili restano escluse

Molte critiche si sono concentrate sull’assenza di misure a favore delle comunità più colpite dall’inquinamento. Matt Paryman dell’Aotearoa Plastic Pollution Alliance ha evidenziato come i diritti delle popolazioni indigene siano stati ignorati nel processo negoziale.

6. Urgenza di un accordo nella prossima occasione

Con oltre 800 milioni di tonnellate di plastica prodotte da quando è stato deciso di istituire il trattato, l’urgenza è indiscutibile. Inger Anderson, direttrice esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), ha lanciato un appello:

“Alla prossima tornata di negoziati, il mondo avrà l’opportunità di trasformare le promesse in realtà. Non possiamo permetterci di mancarla.” Il 2025 sarà l’anno decisivo per concretizzare un trattato che affronti l’inquinamento da plastica nella sua interezza.

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