Pfas processo Miteni, Legambiente: Sentenza storica, chi inquina paga
La battaglia legale contro l’inquinamento da PFAS causato dallo stabilimento Miteni di Trissino (Vicenza) si è conclusa con una vittoria storica per l’ambiente e per la salute pubblica. Il processo ha coinvolto le aziende responsabili della contaminazione delle acque della seconda falda acquifera più grande d’Europa, colpendo un’area di oltre 100 km² e circa 300.000 abitanti. Un traguardo fondamentale che segna un precedente per la giustizia ambientale in Italia.
L’inquinamento da PFAS
Negli ultimi decenni, ricorda Legambiente, l’azienda chimica Miteni ha prodotto sostanze pericolose come PFAS, C604 e GenX, che sono stati rilasciati senza alcun controllo, contaminando le acque sotterranee e superficiali. Le persone che abitano nelle zone di Verona, Vicenza e Padova sono state esposte, a loro insaputa, a sostanze tossiche, con gravi rischi per la salute.
L’inquinamento delle falde acquifere
La contaminazione delle acque è stata particolarmente grave per la seconda falda acquifera d’Europa, che fornisce acqua potabile a centinaia di migliaia di persone. Le acque superficiali, come quelle dei fiumi Bacchiglione e Adige, sono anch’esse contaminate, mettendo a rischio non solo la salute dei cittadini ma anche l’intero ecosistema. Queste sostanze, note per essere “forever chemicals”, restano nell’ambiente per decenni, se non secoli, e possono accumularsi lungo la catena alimentare.
La battaglia legale
Fin dal 2014, Legambiente e i suoi circoli locali, in particolare quello di Cologna Veneta, hanno denunciato l’inquinamento e si sono battuti per portare i responsabili davanti alla giustizia. In questo processo, Legambiente si è costituita parte civile, supportando le centinaia di migliaia di persone danneggiate dalla contaminazione. “La sentenza del tribunale di Vicenza – sottolinea Legambiente – conferma che l’inquinamento da PFAS è causato dalle attività dello stabilimento Miteni, e che la gestione dell’impianto è stata negligente e dolosa”.
Giustizia per i cittadini veneti
Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ha definito la sentenza un “grande risultato” che segna una vittoria importante per il popolo inquinato. Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto, ha sottolineato come la condanna dimostri chiaramente che l’inquinamento è causato dalle azioni irresponsabili della Miteni, che ha omesso di informare le autorità competenti sull’entità del danno ambientale.
La bonifica del sito Miteni
Nonostante la condanna, la battaglia per la bonifica dell’area non è ancora conclusa. Recentemente, il Comune di Trissino ha approvato il “documento di analisi del rischio”, un primo passo verso la bonifica del sito Miteni. Tuttavia, il processo di decontaminazione delle acque sotterranee non è avviato. Legambiente sollecita l’accelerazione della bonifica e il rafforzamento delle misure di prevenzione per evitare nuove contaminazioni.
Ciafani e Lazzaro hanno ribadito l’urgenza di sviluppare un piano d’azione che preveda una valutazione complessiva dell’impatto sulla salute della popolazione e sull’ambiente. È essenziale accelerare il processo di bonifica e prevenire il ripetersi di simili disastri ambientali, attraverso l’adozione di misure legislative e operative adeguate, come le aree di salvaguardia per le falde acquifere.
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