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Vicenza, sentenza storica sui PFAS: morte di un operaio legata all’inquinamento

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Vicenza, sentenza storica sui PFAS: morte di un operaio legata all’inquinamento

La scorsa settimana il Tribunale di Vicenza ha emesso una sentenza storica: per la prima volta in Italia, un giudice ha riconosciuto la morte di un uomo come direttamente attribuibile alla contaminazione da PFAS. Si tratta di un ex dipendente della Miteni, esposto per anni a PFOA e PFOS durante il lavoro. La decisione rappresenta un passo fondamentale nel riconoscimento legale dei danni sanitari causati da questi inquinanti industriali persistenti.

Sentenza storica

L’uomo ha lavorato nello stabilimento Miteni di Trissino dal 1978 al 1992, entrando quotidianamente in contatto con sostanze chimiche perfluoroalchiliche, in particolare PFOA e PFOS. Dopo anni di malattia, la sua famiglia ha avviato un’azione legale per vedere riconosciuto il legame tra la sua morte e l’esposizione professionale ai PFAS. Il Tribunale di Vicenza ha ora dato loro ragione, certificando la connessione tra la contaminazione e il decesso: una prima assoluta in ambito giudiziario italiano.

La posizione di Greenpeace

Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia, ha commentato la sentenza. «La decisione del Tribunale di Vicenza, fondamentale dal punto di vista della tutela della salute delle persone, apre la strada della giustizia ambientale per chi è morto per essere venuto a contatto con i PFAS. Tuttavia, milioni di persone, in tutta Italia, continuano a essere esposte a vari livelli a queste sostanze pericolose. Sul bando progressivo dei PFAS c’è sul tavolo a Bruxelles una proposta: che ne pensa il governo Meloni?»

Greenpeace chiede l’immediata adozione di norme restrittive per vietare la produzione e l’uso di queste sostanze, considerate pericolose dalla comunità scientifica internazionale.

Il Decreto del Governo

Il 13 marzo scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge per abbassare i limiti di PFAS nell’acqua potabile e per introdurre per la prima volta un tetto massimo per il TFA, il PFAS più diffuso nel pianeta. Il provvedimento, nato anche grazie alla pressione di Greenpeace e della sua indagine “Acque senza veleni”, è ora in discussione in Parlamento. Greenpeace auspica un rafforzamento del testo, affinché i limiti si avvicinino all’unica soglia veramente sicura: lo zero tecnico.

Legge nazionale

Secondo Greenpeace, intervenire sui limiti nell’acqua potabile è solo l’inizio. Serve una legge nazionale che vieti la produzione, l’uso e l’importazione di PFAS in Italia. L’organizzazione ambientalista promette di continuare la propria battaglia fino a quando la salute pubblica e l’ambiente non saranno adeguatamente protetti.

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