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Black Friday, allarme Greenpeace: in un terzo degli abiti Shein sostanze chimiche pericolose

Black Friday, allarme Greenpeace: in un terzo degli abiti Shein sostanze chimiche pericolose

Alla vigilia del Black Friday, Greenpeace Germania torna a puntare i riflettori su Shein, il colosso cinese del fast fashion. Secondo il nuovo rapporto “Shame on you, Shein!”, circa un terzo degli abiti analizzati contiene sostanze chimiche pericolose oltre i limiti consentiti dall’Unione Europea, inclusi prodotti destinati ai bambini.

Le sostanze chimiche pericolose negli abiti Shein

Tra le sostanze individuate ci sono ftalati e PFAS, noti come “inquinanti eterni”, utilizzati per conferire ai tessuti proprietà idrorepellenti e antimacchia. Questi composti sono associati a cancro, problemi riproduttivi, disturbi della crescita e indebolimento del sistema immunitario. Il rischio riguarda sia i lavoratori nei Paesi di produzione sia i consumatori, che possono entrare in contatto con queste sostanze tramite la pelle, il sudore o l’inalazione delle fibre degli indumenti. Inoltre, il lavaggio e lo smaltimento dei capi contribuiscono a contaminare suolo e corsi d’acqua, entrando nella catena alimentare.

Shein e il fallimento dell’autoregolamentazione

Nonostante l’azienda avesse ritirato alcuni prodotti nel 2022 dopo un’indagine precedente, il nuovo rapporto dimostra che il problema persiste. Moritz Jäger-Roschko di Greenpeace afferma che la strategia di autoregolamentazione volontaria di Shein è inefficace e che servono leggi vincolanti per proteggere persone e ambiente.

La crescita incontrollata di Shein e l’impatto ambientale

Shein è oggi il sito di moda più visitato al mondo, con oltre 363 milioni di visite mensili e un catalogo di oltre mezzo milione di modelli. Il fatturato è passato da 23 miliardi di dollari nel 2022 a 38 miliardi nel 2024. Parallelamente, le emissioni dell’azienda sono quadruplicate negli ultimi tre anni, e l’82% delle fibre utilizzate è poliestere, una plastica derivata dai combustibili fossili. Greenpeace ricorda che nonostante multe milionarie, Shein continua a eludere le normative ambientali e sui consumatori, contribuendo a enormi quantità di rifiuti tessili.

Proposte di Greenpeace per una moda più sostenibile

Greenpeace chiede una regolamentazione vincolante ispirata alla legge francese sul fast fashion, che includa tasse sulla sovrapproduzione, promozione dell’economia circolare e divieto di pubblicità della moda ultraveloce. L’organizzazione chiede inoltre l’applicazione delle norme europee sulle sostanze chimiche a tutti i prodotti venduti nell’UE, inclusi quelli online, e la responsabilità legale delle piattaforme in caso di violazioni. Solo leggi rigorose possono proteggere la salute dei consumatori e gli ecosistemi globali.

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