Smog: con 240.000 morti l’anno, è il più alto rischio ambientale per la salute in Europa
Secondo i nuovi dati pubblicati dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA), l’esposizione prolungata agli inquinanti atmosferici principali continua a rappresentare una grave minaccia per la salute pubblica in Europa. Sebbene si registrino miglioramenti, circa 240.000 morti all’anno sono ancora attribuite a concentrazioni di inquinanti superiori ai livelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), come il particolato fine (PM2.5), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono (O3).
Oltre alle malattie croniche e ai decessi, l’inquinamento atmosferico contribuisce a un impatto significativo sulla qualità della vita, in particolare nelle aree urbane, dove i livelli di esposizione sono maggiori.
La nuova Direttiva UE sulla qualità dell’aria
Entra oggi in vigore la Direttiva UE rivista sulla qualità dell’aria, che fissa nuovi standard per il 2030 in linea con le raccomandazioni dell’OMS. La direttiva prevede anche l’obbligo di monitorare ulteriori inquinanti, come le particelle ultrafini, il carbonio nero e l’ammoniaca, riconoscendo l’importanza di una valutazione più completa dell’impatto dell’inquinamento sulla salute.
Cos’è il particolato fine?
Il particolato fine (PM2.5) è una miscela di particelle solide e goccioline liquide sospese nell’aria, che può essere emesso direttamente o formarsi attraverso reazioni chimiche nell’atmosfera. Le particelle più piccole di 2,5 micrometri possono penetrare profondamente nei polmoni, causando malattie cardiovascolari e respiratorie.
Nel 2022, si stima che l’esposizione a livelli di PM2.5 superiori alle raccomandazioni dell’OMS abbia causato almeno 239.000 morti in Europa, una riduzione del 45% rispetto al 2005. Nonostante i progressi, l’obiettivo del piano d’azione per l’inquinamento zero, che mira a una riduzione del 55% entro il 2030, resta ambizioso.
Gli effetti sull’ecosistema e l’agricoltura
L’inquinamento atmosferico non danneggia solo la salute umana, ma ha anche conseguenze gravi sulla natura e sull’agricoltura. Secondo l’EEA, il 73% degli ecosistemi dell’Europa nel 2022 è stato esposto a livelli critici di azoto atmosferico, che alterano la biodiversità vegetale. Inoltre, un terzo delle terre agricole europee ha subito concentrazioni di ozono a livello del suolo superiori ai limiti stabiliti, causando danni alle colture e perdite economiche stimate in almeno 2 miliardi di euro.
Progresso e sfide future
Nonostante i significativi cali delle emissioni di alcuni inquinanti, come il biossido di zolfo (SO2), che hanno quasi eliminato il problema dell’acidificazione, il percorso verso gli obiettivi del 2030 è ancora in salita, soprattutto per quanto riguarda l’azoto e i danni agli ecosistemi.
Per raggiungere una qualità dell’aria più pulita e sostenibile, è essenziale che l’implementazione delle nuove normative dell’Europa sia accompagnata da un maggiore impegno da parte degli Stati membri e da politiche integrate per ridurre l’inquinamento alla fonte.
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