Specie in fuga verso il caldo: lo strano effetto del cambiamento climatico sulla biodiversità
In un pianeta sempre più scosso dagli effetti del cambiamento climatico, era naturale pensare che piante e animali si sarebbero spostati verso luoghi più freschi: latitudini elevate, altitudini maggiori, acque più profonde. Eppure, la realtà si sta rivelando molto più complessa. Una nuova ricerca appena pubblicata sulla rivista Global Change Biology mostra che oltre un terzo delle specie monitorate nel mondo sta compiendo movimenti esattamente opposti a quelli previsti, spostandosi verso aree più calde, più basse, più prossime all’equatore. Un comportamento che, fino a poco tempo fa, sarebbe stato bollato come illogico, se non addirittura autodistruttivo.
Una nuova teoria ribalta la prospettiva
Lo studio, condotto da un team di ricercatori australiani tra cui l’Università del Nuovo Galles del Sud, la Curtin University e l’UTS di Sydney, propone un’interpretazione rivoluzionaria: il clima, da solo, non basta a spiegare i movimenti delle specie. Secondo la professoressa Inna Osmolovsky, autrice principale della ricerca, ciò che guida molti spostamenti non è solo la temperatura, ma la riorganizzazione delle relazioni ecologiche tra predatori, prede, competitori e alleati.
Nasce così l’“Ipotesi degli opportunisti dell’interazione”, che descrive come le specie si muovano in cerca di nuove opportunità biotiche, più che di climi favorevoli. Se un’area un tempo ostile diventa improvvisamente priva di nemici naturali, quella zona può trasformarsi in un rifugio inaspettato. È un po’ come se un quartiere malfamato diventasse sicuro solo perché le bande criminali se ne sono andate. E così, ciò che prima era invivibile diventa improvvisamente abitabile.
Ecosistema in continuo rimescolamento
Questo ribaltamento delle relazioni interspecifiche è uno degli effetti meno visibili ma più profondi del cambiamento climatico. Quando certi predatori spariscono da un’area, le loro prede possono finalmente colonizzarla. Quando impollinatori o organismi simbiotici si insediano in una nuova zona, altre specie li seguono. I benefici non arrivano solo dalla scomparsa delle minacce, ma anche dall’arrivo di nuovi alleati. In questo scenario, alcune relazioni tossiche diventano neutre, e altre, inaspettatamente, diventano vantaggiose.
È come assistere a un reality show della natura, dove i ruoli si rimescolano e le alleanze si ricompongono. Così, mentre il clima cambia, anche le mappe della biodiversità globale si trasformano, spesso in direzioni che nessuno avrebbe previsto.
I limiti dei modelli climatici tradizionali
Per anni, le previsioni sugli spostamenti delle specie si sono basate quasi esclusivamente su dati climatici. Si è supposto che bastasse sapere quanto e dove aumenta la temperatura per capire come si muoveranno gli organismi viventi. Ma se le interazioni biotiche giocano un ruolo tanto importante quanto il clima, allora è necessario aggiornare i modelli. Altrimenti, c’è il rischio concreto di indirizzare gli sforzi di conservazione verso aree che non ospiteranno più vita, mentre le vere “nuove frontiere della biodiversità” emergeranno altrove, magari dove nessuno sta guardando.
Opportunità evolutiva o una corsa verso il baratro?
Il dubbio che assale i ricercatori è profondo. Questi spostamenti controintuitivi — verso il caldo, verso il basso, verso l’equatore — sono davvero strategie vincenti? O sono solo temporanei tentativi di sopravvivenza destinati a fallire? Secondo Osmolovsky, non si può escludere che molte di queste specie, pur trovando un habitat momentaneamente favorevole, vadano comunque incontro a un destino segnato. Se il clima continua a peggiorare, anche queste nuove nicchie diventeranno inospitali, e il risultato potrebbe essere un’estinzione improvvisa.
Tuttavia, c’è anche un altro scenario possibile. Le specie che si spostano verso ambienti diversi, ampliando il proprio areale e aumentando la propria numerosità, potrebbero guadagnare un vantaggio evolutivo. Maggiore diversità genetica, nuove pressioni selettive, ambienti ibridi: tutti questi elementi possono aumentare il potenziale adattativo delle specie e, in alcuni casi, garantirne la sopravvivenza a lungo termine.
Cambiare le regole del gioco per sopravvivere
La vera lezione di questa ricerca è che la natura non si comporta secondo schemi rigidi. Le specie non reagiscono solo al caldo o al freddo, ma a una complessa rete di relazioni in costante trasformazione. E, come spesso accade, non tutti quelli che fuggono sopravvivono, e non tutti quelli che restano muoiono. Alcuni, semplicemente, cambiano le regole del gioco. Inseguono nuove opportunità, reinventano alleanze, sfidano le logiche lineari della previsione scientifica.
In un mondo dove il cambiamento climatico è ormai la nuova normalità, la sfida di oggi non è solo capire dove andrà il clima, ma dove andrà la vita.
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