Clima, in Italia entro il 2100 forte aumento delle temperature e degli eventi estremi
Entro la fine del secolo l’Italia e l’intero bacino del Mediterraneo saranno interessati da un aumento generalizzato delle temperature e da una riduzione media delle precipitazioni. È quanto emerge da uno studio condotto da ENEA, che analizza in modo dettagliato gli effetti del cambiamento climatico sul territorio nazionale fino al 2100.
La ricerca evidenzia come questi cambiamenti saranno accompagnati da un incremento significativo della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi, con temporali violenti e alluvioni improvvise, in particolare durante la stagione autunnale nelle aree alpine.
Proiezioni climatiche
Lo studio si basa su proiezioni climatiche regionali ad altissima risoluzione, fino a 5 chilometri, che hanno permesso di valutare con grande precisione gli impatti futuri del cambiamento climatico. Secondo la coordinatrice della ricerca, Maria Vittoria Struglia del Laboratorio ENEA Modelli e servizi climatici, questi strumenti consentono di analizzare fenomeni locali ed eventi estremi con un livello di dettaglio non raggiungibile dai modelli globali tradizionali.
Le proiezioni climatiche regionali rappresentano un supporto fondamentale per la pianificazione di strategie di adattamento mirate, capaci di tenere conto delle specificità territoriali e stagionali del Paese.
Gli scenari climatici analizzati fino al 2100
Il team ENEA ha realizzato simulazioni sia per il clima passato, nel periodo 1980-2014, sia per il clima futuro dal 2015 al 2100. Sono stati presi in considerazione tre diversi scenari socioeconomici e climatici, che vanno da modelli di sviluppo orientati alla sostenibilità ambientale a scenari in cui le politiche di decarbonizzazione non rappresentano una priorità.
Sulla base di queste simulazioni, i ricercatori hanno stimato gli effetti del cambiamento climatico sulla temperatura superficiale e sulle precipitazioni in Italia, mettendo in evidenza differenze significative tra le varie aree del Paese.
Aumento delle temperature nelle aree montuose
Secondo lo studio, le aree montuose saranno particolarmente colpite dall’aumento delle temperature. Nello scenario a più elevato impatto, si prevede un incremento delle temperature estive fino a 4,5 gradi e fino a 3,5 gradi in autunno entro la fine del secolo.
Si tratta di un riscaldamento molto marcato che, come sottolineano i ricercatori, non viene adeguatamente rappresentato dai modelli climatici globali a bassa risoluzione, confermando l’importanza delle simulazioni regionali ad alta definizione.
Precipitazioni in calo ma eventi estremi più intensi
Per quanto riguarda le precipitazioni, il clima italiano tenderà a diventare complessivamente più secco in tutte le stagioni, con una riduzione particolarmente evidente durante l’estate. Tuttavia, nei due scenari più critici, è previsto un aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi, soprattutto nell’Italia settentrionale e nelle zone alpine e subalpine.
Questo significa che, pur piovendo meno in media, le piogge saranno più intense e concentrate in brevi periodi, aumentando il rischio di alluvioni improvvise e dissesti idrogeologici.
Le differenze stagionali e territoriali
Nel periodo finale del secolo, tra il 2071 e il 2100, in inverno si potrebbe registrare un aumento dell’intensità delle precipitazioni nelle Alpi occidentali, mentre nelle Alpi orientali è prevista una lieve diminuzione. Nell’Italia meridionale, invece, l’intensità delle piogge invernali tenderà a calare, con una riduzione particolarmente marcata sui rilievi della Sicilia.
In primavera il quadro risulta simile a quello invernale, ma con un aumento più diffuso dell’intensità delle precipitazioni estreme lungo l’intero arco alpino. In estate si osserva una diminuzione generalizzata dell’intensità delle piogge estreme, soprattutto lungo le coste tirreniche. In autunno, nello scenario più severo, emerge un aumento significativo delle precipitazioni intense su gran parte del territorio nazionale, con effetti più accentuati nel Nord Italia.
Mediterraneo più vulnerabile al cambiamento climatico
Le simulazioni regionali ad alta risoluzione mostrano in diversi casi un’evoluzione delle precipitazioni diversa, e talvolta opposta, rispetto a quanto indicato dai modelli globali a bassa risoluzione. Questo conferma la complessità climatica della regione mediterranea, considerata un vero hotspot climatico.
Secondo ENEA, i recenti progressi tecnologici consentono oggi di valutare con maggiore accuratezza i rischi climatici locali e di supportare politiche di adattamento e mitigazione più efficaci. In un’area caratterizzata da una morfologia complessa e da una forte esposizione agli eventi estremi, queste analisi rappresentano uno strumento essenziale per proteggere il benessere delle comunità e la stabilità economica dei territori.
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