Svelata la mappa interattiva della foca monaca nel Mediterraneo
L’Università Milano-Bicocca ha presentato “Spot the Monk Observatory”, un’innovativa mappa interattiva per monitorare la presenza della foca monaca nel Mar Mediterraneo. Frutto della collaborazione tra i dipartimenti di Scienze dell’ambiente e della terra e di Psicologia, il progetto punta a raccogliere e analizzare tracce di DNA ambientale (eDNA) per mappare in tempo reale gli spostamenti di questo pinnipede unico.
Un metodo non invasivo per tracciare la foca monaca
Il progetto si basa sull’analisi del DNA ambientale, una tecnica che consente di rilevare tracce biologiche lasciate dagli organismi marini nel loro habitat. Il test utilizza un filamento sintetico di DNA (primer) specifico per la foca monaca, capace di identificare la presenza della specie attraverso campioni di acqua marina. Questa metodologia, sviluppata nel 2019 presso il Marhe Center da Elena Valsecchi, ecologa molecolare di Milano-Bicocca, è completamente non invasiva e altamente precisa.
Citizen science per il monitoraggio ambientale
Nel 2021, il test è stato impiegato per analizzare numerosi campioni d’acqua raccolti grazie a programmi di Citizen Science. La partecipazione di associazioni come la Fondazione Acquario di Genova, il WWF e il Gruppo Foca Monaca ha permesso di espandere la raccolta dati a tutta l’area del Mediterraneo centro-occidentale. L’impegno dei volontari, tra cui subacquei e centri di diving, ha reso possibile un monitoraggio capillare e continuo.
La mappa interattiva della foca monaca
“Spot the Monk Observatory” è accessibile online all’indirizzo www.spot-the-monk-observatory.com. La piattaforma permette di visualizzare i rilevamenti aggiornati, fornendo una panoramica dettagliata sulle tracce molecolari di foca monaca dal Mar Egeo allo Stretto di Gibilterra, dal Mar Adriatico al Mar di Sicilia.
Questo progetto rappresenta un passo avanti significativo nella tutela della biodiversità marina, rendendo il monitoraggio della foca monaca un’attività alla portata di tutti. Grazie alla collaborazione tra ricerca scientifica e cittadinanza attiva, il Mediterraneo si prepara a proteggere uno dei suoi abitanti più iconici.
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