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Tagli al Fondo per la qualità dell’aria nel bacino padano: Legambiente critica il Governo

smog milano

Tagli al Fondo per la qualità dell’aria nel bacino padano: Legambiente critica il Governo

La decisione del Governo di ridurre in modo drastico, già dal 2026 e per i tre anni successivi, le risorse destinate al Fondo per il miglioramento della qualità dell’aria nel bacino padano sta sollevando forti critiche. La scelta appare particolarmente incomprensibile poiché arriva nel momento in cui i territori più colpiti dall’inquinamento atmosferico stanno mostrando segnali concreti di miglioramento, frutto di anni di politiche ambientali e interventi mirati.

A lanciare l’allarme è Legambiente, insieme ai comitati regionali del Nord Italia, alla luce dei contenuti del disegno di legge di bilancio attualmente al Senato. Il capitolo dedicato al Fondo per il finanziamento di strategie di intervento per la qualità dell’aria nella Pianura Padana subisce infatti un taglio quasi totale per il triennio 2026-2028, con un incremento rinviato ai soli anni 2029-2031.

Le conseguenze dei tagli secondo Legambiente

Per Legambiente il taglio rappresenta un freno enorme ai piani regionali della qualità dell’aria e mette a rischio il rispetto delle direttive europee. Proprio ora che si iniziano a vedere progressi significativi, la riduzione dei finanziamenti rischia di rallentare o cancellare molte delle azioni previste.

Nonostante una condizione geografica sfavorevole e una forte densità abitativa, diverse regioni stavano mostrando una tendenza positiva:

In Veneto i dati indicano che il 2025 potrebbe chiudersi senza superamenti oltre i 35 giorni del limite di PM10 nella maggior parte delle centraline, un risultato senza precedenti negli ultimi vent’anni.

In Lombardia, pur con un trend fragile, la qualità dell’aria è in miglioramento.

In Piemonte si registrano benefici soprattutto nell’area torinese.

L’Emilia-Romagna osserva una costante riduzione degli inquinanti, grazie a politiche integrate su mobilità, agricoltura ed efficienza energetica.

Secondo i dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente relativi al 2023, il particolato fine PM2,5 ha causato circa 238.000 morti premature in Europa, di cui 43.000 in Italia, prevalentemente nella Pianura Padana. Numeri che confermano la gravità del problema e la necessità di non ridurre gli investimenti.

Rischio infrazioni europee

La scelta di tagliare i fondi arriva inoltre in un contesto europeo già critico per l’Italia. Il nostro Paese è tra i promotori del rallentamento delle norme su efficienza energetica e transizione ecologica, come lo stop alle caldaie a gas o la direttiva Case Green. A ciò si aggiunge la mancanza di un piano nazionale credibile di attuazione.

Il rischio concreto è di incorrere in nuove procedure di infrazione, con possibili sanzioni e riduzioni dei fondi strutturali europei. Ma il pericolo più grave è un ritorno indietro nel percorso di tutela della salute pubblica, mentre le più recenti evidenze scientifiche, ribadite anche durante la COP30 di Belém, indicano la necessità di accelerare sulle politiche ambientali.

Perché il taglio mette a rischio 25 milioni di cittadini

Sospendere o ridurre i finanziamenti proprio ora significa compromettere interventi cruciali su trasporti, agricoltura e riscaldamento domestico, i settori maggiormente responsabili delle emissioni. Secondo Legambiente, il risultato sarebbe un danno diretto per i 25 milioni di cittadini che vivono nel bacino padano, una delle aree più inquinate d’Europa.

Investire nella qualità dell’aria non è solo un tema ambientale, ma una priorità sanitaria: aria più pulita significa meno ricoveri, meno malattie croniche e minori costi per il sistema sanitario nazionale.

L’appello di Legambiente e dei comitati regionali

Legambiente chiede al Parlamento di ripristinare immediatamente i fondi previsti dal decreto direttoriale MASE del luglio 2024 e di non abbandonare uno dei fronti più strategici per la competitività e la salute del Paese. L’associazione sollecita il Governo a riaprire un confronto serio con le Regioni e a considerare la qualità dell’aria come una priorità nazionale non rimandabile.

Solo con risorse certe, continuità nelle politiche e un coordinamento efficace tra Stato, Regioni e Comuni sarà possibile garantire città più vivibili e un ambiente sano per le generazioni presenti e future.

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