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Torino, azione di protesta di Extinction Rebellion: “38°C a Giugno, Non è Caldo: È Crisi Climatica”

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Torino, azione di protesta di Extinction Rebellion: “38°C a Giugno, Non è Caldo: È Crisi Climatica”

Nella giornata di ieri, Torino è stata teatro di un gesto eclatante che ha riportato l’attenzione pubblica su un’estate partita con temperature fuori norma. Due attivisti di Extinction Rebellion, muniti di corde e imbraghi, si sono calati dal Ponte Vittorio Emanuele I per appendere uno striscione che recitava: “38°C a giugno: non è caldo, è crisi climatica”. Mentre la scena attirava l’attenzione dei passanti, altri attivisti distribuivano ventagli a forma di volantino lungo i Murazzi, diventati simbolo delle giornate roventi che stanno colpendo la città.

Un’estate fuori scala

La protesta non nasce nel vuoto. L’ondata di calore che ha investito Torino e gran parte d’Europa ha superato ogni record stagionale, colpendo in modo particolarmente grave un territorio che si è ritrovato impreparato. Nei giorni scorsi, nel capoluogo piemontese, le temperature hanno raggiunto valori di 3°C superiori alla media degli ultimi trent’anni, con notti tropicali consecutive in cui il termometro non è mai sceso sotto i 23 gradi.

Allo stesso tempo, è stato segnalato per la prima volta a giugno il superamento della quota dei 5000 metri dello zero termico, rendendo ancora più precaria la condizione dei ghiacciai alpini, sempre più vulnerabili alla fusione. Secondo un recente studio, oltre due terzi dei 2.300 decessi registrati in Europa durante questa ondata di calore sono direttamente collegabili agli effetti del cambiamento climatico. Milano, secondo la stessa analisi, risulta essere la città con il più alto numero di morti.

Crisi climatica e disuguaglianze

Durante la protesta, gli attivisti di Extinction Rebellion hanno sottolineato come la crisi climatica non colpisca tutti allo stesso modo. “I ventagli distribuiti oggi sono un gesto simbolico, ma per alcune persone sono l’unica difesa concreta contro il caldo estremo. Non tutti hanno il privilegio di possedere un condizionatore o una seconda casa dove rifugiarsi”, hanno spiegato. La mancanza di misure adeguate per tutelare chi resta in città e vive condizioni economiche più fragili è uno dei temi centrali dell’azione.

Secondo gli attivisti, l’assenza di una narrazione chiara e veritiera da parte delle istituzioni non solo aggrava la crisi climatica, ma mette a rischio la stessa democrazia. “Quando l’informazione viene negata o minimizzata, l’emergenza climatica diventa anche un’emergenza democratica”, affermano, puntando il dito contro le recenti dichiarazioni del ministro Schillaci, ritenute negazioniste e fuorvianti.

Blackout, allagamenti e danni economici

Gli effetti del caldo record non si sono fermati all’aspetto sanitario. A Torino, si sono registrati numerosi blackout dovuti all’intensificarsi della domanda energetica e al surriscaldamento della rete elettrica. I danni, secondo le prime stime, hanno causato perdite economiche rilevanti per commercianti e residenti. A peggiorare il quadro, nelle ultime ore si è verificata anche l’esondazione del Rio Fejus, un torrente gonfiato da piogge torrenziali favorite proprio dalle alte temperature. L’evento ha causato una vittima e ha sommerso di fango le strade di Bardonecchia, rendendo inagibili numerosi accessi.

L’appello di Extinction Rebellion

Alessandro, portavoce torinese di Extinction Rebellion, ha ribadito il senso della protesta. “Le misure emergenziali non bastano più. Non possiamo accettare di vivere in costante stato di crisi, dobbiamo pretendere azioni strutturali da parte della politica”. Secondo l’attivista, la distribuzione delle risorse pubbliche è il vero nodo della questione. “Il Governo destina 31 miliardi alle spese militari e solo mezzo miliardo al contrasto ai cambiamenti climatici. E la Regione segue a ruota. Di quale sicurezza stiamo parlando?”.

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