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A Torino continua la minaccia della ThyssenKrupp

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A Torino continua la minaccia della ThyssenKrupp

A sedici anni dalla chiusura dello stabilimento ThyssenKrupp a Torino, l’inquinamento da cromo esavalente nella zona non accenna a diminuire. Secondo i dati più recenti, la concentrazione del cromo esavalente raggiunge livelli fino a 88 volte superiori al limite legale. Quindi, rimane alta la preoccupazione ambientale e sanitaria nella zona di corso Regina Margherita.

Un “sarcofago” e non una vera bonifica

“La messa in sicurezza attuale non è una bonifica, è solo un contenimento,” denuncia Armando Monticone di Legambiente, sottolineando come l’area contaminata, nonostante le operazioni di messa in sicurezza, rimanga una “zona morta” senza alcuna possibilità di utilizzo futuro come parco o area edificabile. L’ex sito produttivo è stato chiuso nel 2008 dopo un incendio fatale, ma ancora oggi, materiali pericolosi continuano a riversarsi nel suolo e nelle acque della Dora, causando allarme tra residenti e ambientalisti.



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I costi e i tempi della messa in sicurezza

Arvedi Ast, attuale proprietaria dell’area, ha destinato 4,5 milioni di euro per un intervento che si protrarrà per sei anni e includerà cinque fasi di trattamento. L’obiettivo è ridurre la fuoriuscita di acqua contaminata e limitare il rilascio di sostanze inquinanti tramite un’impermeabilizzazione parziale. Tuttavia, Alberto Maffiotti di Arpa Piemonte avverte: “Non è detto che un unico progetto di bonifica riesca a completare tutte le attività necessarie.” L’area, infatti, resta un’incognita e richiede verifiche e adattamenti continui durante i lavori.

Un problema persistente

La presenza di cromo esavalente nella zona rappresenta uno dei rischi ambientali più complessi per la città. Il cromo esavalente è una sostanza cancerogena che si dissolve facilmente nell’acqua, rendendo difficoltoso la riduzione della contaminazione. Nonostante i tentativi di bonifica iniziati nel 2019, i livelli di inquinamento non sono diminuiti in modo significativo. A fine 2022, il livello di cromo esavalente misurato nella falda acquifera ha raggiunto i 440 microgrammi per litro, molto oltre il limite di 5 mg/l consentito dalla legge.

Residenti e futuro dell’area

Nonostante l’alto livello di contaminazione, Arpa Piemonte rassicura i residenti: “Il pericolo sussiste solo per un contatto diretto con il liquido contaminato, un’eventualità remota.” Tuttavia, il danno ambientale non si limita al rischio sanitario; potrebbe avere ripercussioni anche sull’urbanizzazione futura dell’area. L’assessore Paolo Mazzoleni ha dichiarato che una parte della zona potrebbe essere destinata a parco pubblico urbano, ma l’idea non convince gli ambientalisti, che avanzano dubbi sulla sicurezza della soluzione proposta.

Una messa in sicurezza “operativa”

Secondo Marcello Badiali, chimico e consigliere della circoscrizione 4, “stiamo solo spostando il problema in avanti di sei anni senza risolverlo veramente.” La tecnica di messa in sicurezza adottata è stata già applicata nel 2019 senza successo. Per molti, questo intervento è insufficiente: il rischio è che, senza una bonifica completa, la minaccia ambientale della ThyssenKrupp continui a pesare sul futuro della città.

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