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Pendolaria 2025: il trasporto pubblico italiano tra sottofinanziamento e grandi opere inutili

Pendolaria 2025: il trasporto pubblico italiano tra sottofinanziamento e grandi opere inutili

Il sistema dei trasporti italiano affronta una crisi strutturale, con il Fondo Nazionale Trasporti che nel 2026 varrà il 38% in meno rispetto al 2009 se si considera l’inflazione. La legge di Bilancio 2026 riduce risorse decisive per progetti fondamentali come la metro C di Roma, la M4 di Milano e il collegamento Afragola–Napoli. Nel 2024 sono circolati 185 treni regionali in meno rispetto all’anno precedente a causa della dismissione dei convogli più vecchi, senza un adeguato acquisto di nuovi mezzi. Sono alcuni dei dati contenuti nel nuovo Rapporto Pendolaria – 20ª edizione di Legambiente, presentato oggi a Roma presso la Stazione Termini.

Scelte infrastrutturali sbilanciate

Le grandi opere stradali e autostradali continuano a ricevere finanziamenti sproporzionati. Il Ponte sullo Stretto di Messina assorbe 15 miliardi di euro per poco più di 3 chilometri, mentre con un terzo di quella cifra si realizzano 250 chilometri di tranvie in 11 città italiane. Questa disparità evidenzia come le priorità politiche privilegino opere simboliche o di grande impatto mediatico, trascurando l’efficienza e la sostenibilità della mobilità urbana e regionale.

La situazione delle reti urbane e metropolitane

In Italia si costruiscono in media solo 2,85 chilometri di nuove metropolitane e 1,28 chilometri di tranvie all’anno. Le reti italiane si fermano a 271,7 chilometri, lontane dai 680 del Regno Unito, dai 657 della Germania e dai 620 della Spagna. Investire in trasporto pubblico urbano, con metropolitane e tranvie efficienti, avrebbe impatti immediati sulla qualità della vita, riducendo traffico, inquinamento e costi sanitari, e garantendo maggiore accessibilità ai cittadini.

Effetti sulla mobilità quotidiana e socialità

La carenza di trasporto pubblico si traduce in mobilità ridotta e costosa, creando esclusione sociale e economia depressa. Pendolari e cittadini delle aree urbane e suburbane subiscono frequenze basse, convogli inadeguati e infrastrutture incomplete. La mobility poverty cresce: la spesa media delle famiglie italiane per i trasporti raggiunge il 10,8% del budget mensile, ben oltre la soglia europea del 6% che indica vulnerabilità.

Impatti climatici e infrastrutturali

Eventi meteo estremi, 26 solo nel 2025, hanno provocato interruzioni e danni al sistema ferroviario. Allagamenti, frane e cedimenti dei rilevati hanno reso evidente la fragilità delle infrastrutture e la necessità di investimenti mirati. Il Ministero stima che entro il 2050 i danni annuali alle infrastrutture e alla mobilità raggiungeranno 5 miliardi di euro.

Buone pratiche

Non mancano esempi positivi: l’età media dei treni regionali scende a 14,7 anni, aumentano i viaggiatori giornalieri, e si completano elettrificazioni e raddoppi di linee in varie regioni. Progetti come Milano-Trento-Bolzano, il servizio “Ti porta Firenze” e la riqualificazione di via Riva di Reno a Bologna dimostrano che investire in mobilità urbana efficiente è possibile e produce risultati concreti.

Proposte per un futuro sostenibile

Legambiente chiede un rifinanziamento strutturale del trasporto pubblico su ferro e urbano, riportando il Fondo Nazionale Trasporti ai livelli reali del 2009. Serve aumentare frequenze e corse, introdurre politiche tariffarie integrate, incentivare la mobilità attiva, elettrica e condivisa, sviluppare le Low Emission Zones e favorire lo shift modale del trasporto merci. Solo con una strategia organica sarà possibile rendere la mobilità urbana inclusiva, efficiente e coerente con gli obiettivi ambientali.

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