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Trattato sugli Oceani: raggiunte le 60 firme per l’entrata in vigore, ma l’Italia è assente

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Trattato sugli Oceani: raggiunte le 60 firme per l’entrata in vigore, ma l’Italia è assente

Il Trattato sull’Alto Mare, noto anche come High Seas Treaty, entrerà ufficialmente in vigore a partire da gennaio 2026. Si tratta di un importante accordo internazionale finalizzato alla protezione della biodiversità marina nelle acque internazionali, ovvero quelle aree oceaniche che non rientrano sotto la giurisdizione di alcun Paese.

Il documento, approvato due anni fa dalle Nazioni Unite, ha finalmente raggiunto le sessanta ratifiche necessarie per diventare legalmente vincolante. Le ultime adesioni, quelle del Marocco e della Sierra Leone, hanno permesso di raggiungere questo storico traguardo.

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Obiettivi e contenuti

Il trattato fornisce un quadro giuridico per la creazione di aree marine protette in acque internazionali, che rappresentano circa due terzi dell’oceano e quasi metà della superficie del pianeta. Mira a regolamentare attività ad alto impatto ambientale come la pesca eccessiva e l’estrazione mineraria nei fondali marini, conosciuta come deep sea mining.

L’obiettivo principale è contrastare la perdita di biodiversità, tutelare gli ecosistemi marini e contribuire a mitigare gli effetti della crisi climatica sugli oceani.

L’Italia non ha ancora ratificato il trattato

Nonostante gli impegni presi a livello internazionale, l’Italia non figura tra i sessanta Paesi che hanno ratificato il trattato. Secondo Greenpeace, il governo italiano non ha nemmeno avviato il processo di ratifica, nonostante le dichiarazioni sull’intenzione di proteggere il 30% dei mari entro il 2030.

Attualmente, solo lo 0,04% del mare italiano è sotto protezione rigorosa, contro lo 0,9% della media globale. Una percentuale molto distante dagli obiettivi prefissati dalle strategie europee e internazionali.

L’impegno di Greenpeace

Per colmare questo divario, Greenpeace Italia ha lanciato il progetto “AMPower” in collaborazione con la Blue Marine Foundation. L’iniziativa mira ad ampliare le Aree Marine Protette italiane e a contribuire concretamente al raggiungimento degli obiettivi di tutela ambientale.

L’entrata in vigore del Trattato è considerata cruciale in vista della prima Conferenza delle Parti (COP) sugli oceani prevista per il 2026. Solo i Paesi che avranno ratificato il trattato potranno partecipare alle trattative. Da qui l’appello urgente di Greenpeace affinché anche l’Italia e gli altri Stati ancora assenti completino il processo di ratifica.

Tutela dei mari

Il Trattato sull’Alto Mare rappresenta una svolta storica per la governance degli oceani. L’istituzione di riserve marine internazionali non solo proteggerà la biodiversità, ma aiuterà anche a garantire la sicurezza alimentare di miliardi di persone che dipendono dalle risorse marine.

Ora la responsabilità passa ai singoli governi, chiamati a trasformare le promesse in azioni concrete. Il futuro degli oceani dipenderà dalla rapidità e dall’efficacia con cui verranno applicate le misure previste dal trattato.

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