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Stop al gas russo, l’UE: azzerare le importazioni entro il 2027

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Stop al gas russo, l’UE: azzerare le importazioni entro il 2027

L’Unione Europea ha annunciato la decisione di non rinnovare i contratti di fornitura di gas naturale con i fornitori russi una volta raggiunta la loro naturale scadenza. La scelta, di grande rilevanza geopolitica ed economica, si inserisce nella strategia di lungo periodo per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia, intensificata dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022.

Autonomia energetica europea

La decisione rappresenta un punto di svolta nella politica energetica europea, già avviata con il piano REPowerEU, che mira a diversificare le fonti di approvvigionamento e potenziare le rinnovabili. L’obiettivo è chiaro: evitare che le forniture energetiche diventino strumenti di pressione geopolitica, come accaduto nel recente passato con i tagli di Mosca.

Cosa cambia per i Paesi europei e per le bollette

Il mancato rinnovo dei contratti non implica un’interruzione immediata delle forniture, ma un progressivo disimpegno dai contratti storici con Gazprom e altri operatori russi. Nel frattempo, i Paesi membri stanno siglando nuovi accordi con fornitori alternativi come Norvegia, Algeria, Stati Uniti e Qatar. L’impatto sui prezzi dipenderà dalla rapidità con cui l’Ue riuscirà a consolidare le alternative e rafforzare le infrastrutture energetiche interne, tra cui rigassificatori e interconnessioni.

Implicazioni economiche

Il gas russo ha rappresentato per anni oltre il 40% delle importazioni energetiche dell’Ue, una quota che oggi si è ridotta sensibilmente. L’interruzione definitiva dei rapporti contrattuali con Mosca rappresenta una sanzione indiretta che colpisce una delle principali fonti di reddito del Cremlino. Ma implica anche rischi: tensioni sui mercati energetici, vulnerabilità temporanee e la necessità di massicci investimenti infrastrutturali.

Azzerare il gas russo entro il 2027

Bruxelles punta a eliminare completamente le importazioni di gas russo entro il 2027, una scadenza ambiziosa ma già in parte avviata dai Paesi più esposti come Germania, Italia e Ungheria. Il supporto al piano passa anche attraverso incentivi alle rinnovabili, nuovi stoccaggi e una strategia condivisa di acquisti energetici.

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