Uragano Erin, non solo devastazione. I danni che non si vedono (subito) sulla salute
Mentre l’uragano Erin, primo ciclone atlantico del 2025, ha raggiunto la categoria 5 con venti oltre 250 km/h colpendo duramente i Caraibi, oltre ai danni visibili si cela un’emergenza silenziosa ma altrettanto grave: gli effetti sulla salute pubblica e mentale delle popolazioni colpite.
Effetti ambientali nascosti: muffe, agenti patogeni e contaminazione
In molte aree devastate come Porto Rico e Anguilla, oltre alle ferite e ai danni a infrastrutture, si registra un aumento delle malattie respiratorie causate da muffe e agenti patogeni proliferati nell’umidità post-alluvione. Le acque stagnanti aumentano il rischio di contaminazione da sostanze tossiche, con impatti sanitari a medio termine spesso sottovalutati.
La salute mentale, vittima invisibile della tempesta
Non solo la salute fisica è a rischio. Lo stress post-traumatico, l’ansia e la depressione tra bambini, anziani e persone fragili aumentano drasticamente dopo eventi climatici estremi come Erin, generando una lunga coda di sofferenza invisibile che grava sui servizi sanitari e sociali.
Erin e il cambiamento climatico: una prova per i sistemi sanitari
L’uragano Erin rappresenta un segnale allarmante sulle conseguenze del cambiamento climatico: eventi più frequenti e violenti mettono alla prova la resilienza dei sistemi di emergenza sanitaria. La prevenzione e il supporto psicologico dopo le tempeste devono diventare priorità per evitare crisi sanitarie prolungate.
La sfida delle “onde lunghe”: gestire la salute oltre la tempesta
Erin ci insegna che la vera sfida non è solo contenere i danni materiali, ma gestire le “onde lunghe” della salute pubblica che si propagano a uragano cessato, con effetti che possono durare mesi o anni. È tempo di integrare ambiente e salute nella gestione delle emergenze climatiche per fronteggiare un futuro sempre più incerto.
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