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Veicoli elettrici: la corsa al “verde” può creare nuovi pericoli per l’aria

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Veicoli elettrici: la corsa al “verde” può creare nuovi pericoli per l’aria

Mentre i veicoli elettrici vengono celebrati come il pilastro della transizione energetica globale, uno studio condotto dall’Università di Princeton avverte che la produzione delle batterie potrebbe creare pericolosi punti critici di inquinamento atmosferico, specialmente in Cina e India. Raffinare i minerali critici come nichel e cobalto, fondamentali per le batterie, potrebbe infatti far aumentare le emissioni di anidride solforosa (SO2) fino al 20% rispetto ai livelli attuali.



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Cina e India: un doppio scenario

In Cina, dove la filiera per la produzione di veicoli elettrici è già sviluppata, il problema principale riguarda la necessità di ridurre l’inquinamento generato dai processi industriali. Al contrario, l’India si trova ancora in una fase iniziale e ha l’opportunità di costruire da zero una catena di approvvigionamento più sostenibile.

La SO2, che contribuisce alla formazione di particolato fine dannoso per la salute, è già un grave problema in entrambi i paesi: solo nel 2019, l’esposizione al particolato ha causato 1,4 milioni di morti premature in Cina e 1,7 milioni in India.

“In Cina è necessario ripulire una filiera già esistente, mentre l’India può pianificare una filiera migliore fin dall’inizio,” ha spiegato Wei Peng, coautore dello studio.

Batterie e inquinamento: un nodo cruciale

L’analisi ha mostrato che il miglioramento della rete energetica riduce solo marginalmente le emissioni di SO2. Il vero impatto risiede nella produzione delle batterie, che necessita di standard ambientali più severi per evitare effetti collaterali.

Soluzioni come l’introduzione di chimiche alternative per le batterie, ad esempio quelle basate su ferro e fosfato (batterie LFP), potrebbero ridurre la dipendenza da nichel e cobalto, i principali responsabili delle emissioni. “Cambiare la chimica delle batterie è fondamentale per evitare il problema alla radice,” ha sottolineato Anjali Sharma, coautrice dello studio.

Un problema globale, non solo locale

Gli autori dello studio avvertono che ignorare le emissioni legate alla produzione delle batterie potrebbe spostare il problema altrove. Anche se paesi come India o Cina decidessero di importare le batterie, le emissioni non sparirebbero, ma verrebbero trasferite in altre nazioni.

“La transizione energetica non è sempre un vantaggio netto. Senza una visione globale della catena di approvvigionamento, rischiamo di aggravare il peso dell’inquinamento per le comunità vicine ai centri di produzione,” ha dichiarato Sharma.

Una transizione umana, oltre che tecnologica

Lo studio sottolinea la necessità di integrare strategie tecnologiche e attenzione alle comunità. “Non basta ridurre le emissioni di carbonio, dobbiamo considerare l’impatto sulle persone, ha concluso Peng. Pianificare una decarbonizzazione equa e sostenibile è la chiave per massimizzare i benefici ambientali e sociali della rivoluzione elettrica.

Lo studio, pubblicato su Environmental Science & Technology, rappresenta un invito a progettare filiere pulite e resilienti per affrontare le sfide globali dell’energia del futuro.

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