Veneto, la nuova legge sulla caccia favorisce il bracconaggio? Le associazioni la pensano così
Si accende lo scontro in Veneto sul fronte della caccia. Le principali associazioni ambientaliste e animaliste – CABS, ENPA, LAC, LAV, LIPU e WWF – lanciano un duro attacco contro una proposta di legge regionale che, a loro dire, modificherebbe le modalità di identificazione degli uccelli da richiamo in un modo che favorirebbe il bracconaggio e rappresenterebbe un “atto ideologico contrario a ogni principio scientifico”.
Il cuore della polemica è una nuova norma che il Consiglio regionale del Veneto potrebbe approvare nei prossimi giorni. Se la legge dovesse passare, i cacciatori avrebbero la possibilità di regolarizzare la detenzione di uccelli utilizzati come richiami vivi anche se questi sono stati ottenuti tramite catture illegali. Basterebbe, infatti, una semplice autocertificazione sottoscritta dal cacciatore e l’apposizione di un contrassegno fornito dalla stessa Regione Veneto per trasformare magicamente gli uccelli catturati illegalmente in esemplari detenuti regolarmente.
Allarme dell’ISPRA: “condono” per i bracconieri
A rafforzare le preoccupazioni delle associazioni è la posizione dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), massimo istituto scientifico nazionale in materia. L’ISPRA ha messo in guardia rispetto al grave rischio che la nuova legge veneta possa configurare una sorta di “condono” a tutto favore del bracconaggio. Nello specifico, l’Istituto ha affermato testualmente che “la sostituzione dei contrassegni sui richiami esistenti a seguito di una semplice autocertificazione renderebbe possibile la regolarizzazione di uccelli acquisiti illegalmente e favorirebbe l’approvvigionamento di ulteriori individui di cattura tramite canali illeciti”.
“Non è tollerabile che una Regione, delegata dallo Stato italiano alla tutela degli animali selvatici, possa approvare una Legge che rappresenta una vera e propria sanatoria a esclusivo beneficio dei bracconieri che potranno così godere di una copertura legale per qualsiasi uccello catturato illegalmente”, dichiarano congiuntamente le sei associazioni.
L’appello ai consiglieri regionali e la crudeltà dei richiami vivi
Le organizzazioni hanno inviato una lettera circostanziata a tutti i Consiglieri regionali veneti, chiedendo di non approvare questa legge. In alternativa, propongono l’adozione di un’iniziativa legislativa che metta definitivamente al bando l’utilizzo degli uccelli da richiamo.
L’uso degli uccelli da richiamo è da tempo oggetto di aspre critiche da parte di animalisti ed etologi, che la definiscono una delle pratiche più barbare e crudeli della caccia. Questi piccoli uccelli migratori, durante la loro fase di trasferimento autunnale dal Nord Europa verso i paesi del Sud come l’Italia, vengono catturati illegalmente. Una volta intrappolati, vengono rinchiusi per tutta la vita in gabbie piccolissime, delle dimensioni di un foglio A4, e costretti a vivere gran parte del tempo al buio, spesso in cantine. L’obiettivo è che, una volta portati all’aperto all’inizio della stagione di caccia, il loro canto attiri i loro simili, che diventeranno così facili bersagli per i fucili dei cacciatori.
“La Legge che sarà votata la prossima settimana è intrisa di ideologia filo venatoria, non c’è alcuna ragione che giustifichi la deregolazione del sistema di identificazione dei richiami vivi così come prospettato”, concludono le associazioni. L’appello è forte e chiaro: i consiglieri regionali non devono “rendersi complici di una inaccettabile sanatoria che infanga i principi fondamentali della Costituzione italiana”.
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