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Mediterraneo bollente: il nuovo report del WWF

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Mediterraneo bollente: il nuovo report del WWF

A causa dell’assorbimento del calore in eccesso provocato dal surriscaldamento globale, gli oceani stanno subendo un costante aumento della temperatura sin dagli anni ’70. Nel periodo 2011-2020, la temperatura media degli oceani è aumentata di 0,88°C rispetto al periodo 1850-1900. Le proiezioni indicano che questa tendenza continuerà. Ad aprile 2023, la temperatura media della superficie del mare ha raggiunto un nuovo record di 21,1°C. I segnali dei cambiamenti climatici nel Mediterraneo sono tangibili e impressionanti, come descritto nel nuovo report del WWF “Il respiro degli oceani”. Questo report è stato lanciato in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, che si celebra ogni anno l’8 giugno in tutto il mondo.

Un unico grande oceano

Per il WWF, quando parliamo di oceani sarebbe più corretto parlare di un unico grande oceano, che ricopre oltre il 70% della superficie terrestre e contiene oltre il 96% di tutta l’acqua disponibile sul nostro Pianeta. Questo grande oceano è costituito da più di 1,34 miliardi di chilometri cubi di acqua salata, continuamente rimescolata attraverso le correnti oceaniche.



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Scrigni di biodiversità

Gli oceani sono dei veri e propri “scrigni di biodiversità”, secondo il WWF, dato che ospitano più di 700.000 specie. Tuttavia, finora è stato esplorato solo il 5% degli oceani del mondo e si stima che circa il 90% delle specie viventi nei mari e oceani non sia ancora stato scoperto. Forse disponiamo di maggiori conoscenze sull’universo piuttosto che sulle sconfinate profondità degli oceani.

Gli oceani svolgono un ruolo chiave per la sopravvivenza di tutte le specie viventi presenti sul nostro pianeta, compresi noi. Essi, infatti, hanno una funzione fondamentale per:

  • La termoregolazione del clima globale
  • La produzione di ossigeno
  • L’assorbimento di anidride carbonica

Gli effetti del cambiamento climatico nel Mediterraneo

Il Mar Mediterraneo emerge come un vero e proprio hotspot del cambiamento climatico e ha battuto il triste primato di mare che si è riscaldato più rapidamente, diventando peraltro sempre più salato. Questo fenomeno ha già avuto impatti significativi e, in alcuni casi, irreversibili sugli ecosistemi marini in tutta la sua estensione, generando conseguenze rilevanti su settori economici cruciali come la pesca e il turismo, oltre che sulla nostra salute e alimentazione.

Tropicalizzazione del Mediterraneo Orientale

Nel Mediterraneo orientale sta emergendo un fenomeno preoccupante: la tropicalizzazione delle acque, con un rapido aumento delle specie aliene invasive, alimentato dall’aumento delle temperature del mare. Questo, segnala il WWF, è particolarmente evidente nel bacino orientale, che si sta riscaldando più rapidamente della media globale e che è strettamente collegato al Canale di Suez, principale via di ingresso per le specie tropicali aliene. Uno studio condotto nelle acque della piattaforma continentale israeliana ha rivelato che solo il 5-12% delle specie storicamente presenti nell’area sono ancora oggi presenti, evidenziando un drastico cambiamento nell’ecosistema marino.

Aumento delle specie aliene invasive

Il Mar Mediterraneo è stato identificato come il principale hotspot globale per le specie aliene, con un numero record di introduzioni che hanno avuto un impatto significativo sulla biodiversità marina autoctona. Più di 1000 specie marine esotiche sono state introdotte nel Mediterraneo, e oltre il 75% di queste ha formato popolazioni stabili. Inoltre, il tasso di insediamento delle specie marine esotiche nel Mediterraneo sta accelerando, senza segni di rallentamento.

Un mare di meduse

L’aumento delle temperature delle acque nel Mar Mediterraneo ha portato a un fenomeno preoccupante: una crescente presenza di bloom (fioritura) di meduse, che persistono per periodi sempre più lunghi. Il riscaldamento globale sta rendendo il Mare Nostrum sempre più favorevole alle meduse invasive provenienti dalle acque tropicali. In alcune aree del Mediterraneo, come il Golfo di Gabes, i pescatori stanno segnalando catture di meduse superiori a quelle di pesce.

La perdita delle praterie di Posidonia oceanica

La Posidonia oceanica, una fanerogama marina endemica del Mare Nostrum, riveste un ruolo cruciale nell’ecosistema marino mediterraneo. Questa pianta crea habitat fondamentali per circa il 20-25% delle specie marine della regione, che dipendono da questo ambiente per alimentarsi, riprodursi e trovare rifugio. Tuttavia, lo stress termico causato dall’aumento delle temperature sta influenzando la distribuzione di questa fondamentale pianta.

La scomparsa delle gorgonie del Mare Nostrum

L’ecosistema delle gorgonie nel Mare Nostrum è vulnerabile agli eventi climatici estremi, come ondate di calore, bombe d’acqua e tempeste, che possono avere un impatto devastante su questi delicati ambienti marini. I cambiamenti climatici possono innescare la moria di massa delle gorgonie del Mediterraneo, con studi che indicano un aumento della mortalità fino a una profondità di 40 metri a seguito di eventi di riscaldamento globale.

La mortalità di massa della pinna nobilis

La Pinna nobilis, il più grande bivalve endemico del Mediterraneo, ha subito una tragica moria di massa negli ultimi anni. Nel gennaio 2020, il team scientifico dell’Area Marina Protetta di Miramare ha documentato una mortalità che ha colpito dal 60% all’80% delle popolazioni di Pinna nobilis nella zona, mentre altre aree di mortalità continuano a essere individuate in numerosi Paesi del Mediterraneo. Questi eventi di moria di massa sono principalmente attribuiti all’azione di un patogeno, l’Haplosporidium pinnae, che potrebbe essersi diffuso attraverso le correnti marine estive. Tuttavia, sorge la domanda se il cambiamento climatico abbia contribuito in qualche modo a questa tragedia.

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