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Nuova direttiva Ue, fino a 10 anni di reclusione per crimini ambientali

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Nuova direttiva Ue, fino a 10 anni di reclusione per crimini ambientali

Approvata dal Parlamento Europeo la direttiva Ue sui crimini ambientali. Con 499 voti a favore, 100 contrari e 23 astenuti il testo promuove pene più severe per gli Stati che si macchiano di distruzione dell’ecosistema. Partono ora i due anni che i membri avranno di tempo per recepire la norma.

Nel testo si parla di “casi paragonabili all’ecocidio“, una definizione formulata per la prima volta nel 2021 da un gruppo di 12 avvocati provenienti da tutto il mondo con Stop Ecocide International. Già nel 2013 il Parlamento europeo aveva proposto di includere questo reato nel diritto dell’Unione.

Crimini ambientali in crescita: serviva uno stop

La direttiva Ue, definita “una delle più ambiziose al mondo” da Maria Toussaint, europarlamentare dei Verdi, pone fine all’impunità dei crimini ambientali in Europa, già definita un’urgenza da anni. “I crimini ambientali sono cresciuti da due a tre volte più velocemente dell’economia globale e sono al quarto posto nel settore criminale del mondo”, ha confermato l’eurodeputata. Inoltre, le legislazioni attuali sono state trovate ancora troppo poco efficaci nel dissuadere i trasgressori seriali.

Le pene previste

La normativa precedente sui crimini ambientali prevedeva di punire i reati solo in caso di illegalità conclamata, situazione che non si presentava finché i colpevoli rispettavano un’autorizzazione. Finalmente questo passaggio è stato superato e, per amministratori delegati e membri del CdA delle imprese “criminali”, si rischiano pene detentive fino a 10 anni se viene causata la morte di qualcuno.

Le persone fisiche sono punite in base alla reversibilità del danno con 5, 8 e 10 anni di reclusione. Saranno poi obbligati a risarcire il danno e ripristinare l’ecosistema. Possibili anche sanzioni pecuniarie per le imprese fino a 40 milioni di euro.

Tra i reati menzionati l’inquinamento delle navi, l’estrazione dell’acqua, la distruzione dell’ozono e la diffusione deliberata di specie esotiche invasive. “Avremmo voluto spingerci molto oltre”, ha concluso Toussaint.

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