Orso marsicano investito, Legambiente chiede corridoi ecologici e nuove aree protette
Un altro orso bruno marsicano è morto dopo essere stato investito lungo la strada statale Sora–Avezzano, in un’area esterna ai confini del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Un episodio che riaccende l’allarme sulla sopravvivenza di una delle specie più rare e minacciate d’Europa.
A commentare l’accaduto è Legambiente, che parla di una perdita gravissima per l’ecosistema appenninico e ribadisce l’urgenza di interventi strutturali per garantire una corretta convivenza tra uomo e fauna selvatica.
Legambiente: “Serve agire subito su infrastrutture e corridoi ecologici”
“L’orso bruno marsicano investito sulla statale Sora–Avezzano è una brutta notizia che ci rattrista profondamente – dichiara Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente –. Si tratta di una grave perdita che dimostra ancora una volta quanto sia urgente mettere in campo soluzioni operative di lungo periodo”.
Secondo l’associazione ambientalista, la tutela dell’orso marsicano – sottospecie endemica dell’Appennino centrale, classificata come in pericolo critico di estinzione nelle Liste Rosse IUCN – passa anche dalla messa in sicurezza delle infrastrutture, delle strade e da una gestione più efficace dei rifiuti, fattori che incidono direttamente sui rischi di mortalità.
Monti Ernici corridoio strategico tra Lazio e Abruzzo
Legambiente torna inoltre a chiedere la realizzazione dei corridoi ecologici, strumenti già ampiamente utilizzati in altri Paesi europei ma ancora poco sviluppati in Italia, nonostante le indicazioni fornite dall’Unione Europea sulle infrastrutture verdi e blu.
“ I Monti Ernici rappresentano un corridoio ecologico fondamentale per l’orso marsicano – sottolinea Raimondi – una vera cerniera naturale tra Lazio e Abruzzo, con diversi siti della rete Natura 2000. È necessario gestire queste aree in modo unitario, anche attraverso l’istituzione di un’area protetta interregionale”.
Numeri allarmanti: 52 orsi morti in vent’anni
Legambiente ricorda che, secondo i dati ISPRA, tra il 2003 e il 2024 sono morti 52 orsi marsicani per cause legate all’attività umana, tra cui investimenti stradali, uccisioni illegali e avvelenamenti.
Tra i casi più noti, quello di Juan Carrito, l’orso simbolo dell’Appennino, travolto nel 2023 lungo la statale 17 a Castel di Sangro, e un altro esemplare investito nell’agosto 2024 proprio sulla Sora–Avezzano, all’altezza di Canistro, in Valle Roveto.
“Serve un’alleanza tra istituzioni e territori”
“Per tutelare davvero la biodiversità, dagli Appennini alle Alpi – conclude Legambiente – è indispensabile un’alleanza forte tra parchi, comunità locali e istituzioni. La protezione dell’orso marsicano non può più attendere”.
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