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Qualità dell’aria: con limiti OMS 238mila decessi in meno in UE

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Qualità dell’aria: con limiti OMS 238mila decessi in meno in UE

Secondo i dati dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), ogni anno si potrebbero avere 238mila morti in meno causate dall’inquinamento atmosferico, se i 27 paesi dell’UE rispettassero i limiti indicati dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per l’inquinamento atmosferico. Più di 400mila morti potrebbero essere evitate se l‘inquinamento dell’aria venisse portato a zero.

Mentre l’accordo del 20 febbraio raggiunto tra l’Europarlamento e il Consiglio Ue sulla nuova Direttiva per l’aria pulita “convince solo a metà” le associazioni ambientaliste, un nuovo studio dell’AEA quantifica i benefici che potrebbero “rapidamente” derivare dalla riduzione del l’inquinamento atmosferico dovuto al traffico e al riscaldamento domestico.

L’indagine AEA in Ue

Nel nuovo studio pubblicato su Science Reports, gli accademici hanno esaminato 41 paesi europei, scoprendo che un calo del 20% nell’inquinamento del traffico stradale potrebbe ridurre le morti annue in eccesso in tutta Europa di circa 7mila persone all’anno. A beneficiarne di più sarebbe la Germania, in cima alla classifica con potenziali diminuzioni di oltre mille decessi all’anno; seguono Regno Unito e Italia, con più di 500.

Secondo le stime (basate sulle statistiche sull’inquinamento atmosferico e sulla salute a partire dal 2015) riducendo del 20% dell’inquinamento atmosferico causato dal riscaldamento domestico si eviterebbero circa 13mila morti ogni anno. Anche in questo caso, sarebbero i Paesi dell’Europa centrale e orientale a trarne i maggiori benefici, poiché ancora grandi consumatori di combustibili solidi per il riscaldamento domestico. Germania, Italia, Polonia, Ucraina e Turchia avrebbero più di mille morti in meno ciascuno e il Regno Unito più di 650 morti in meno.

L’attuale ricerca ha inoltre messo in luce che, rispettando i limiti di concentrazioni di inquinanti indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), le 238mila morti in meno deriverebbero per un 50% dalla una riduzione di casi di infarto, ictus, diabete di tipo 2 e cancro al polmone.

“Tra i decessi eccessivi in Europa attribuibili all’esposizione prolungata all’inquinamento da particelle – ha evidenziato il dottor Niki Paisi, tra gli autori dello studio e ricercatore presso il Climate and Atmosphere Research Center at the Cyprus Instituteil 26% e il 12% di essi potrebbero essere prevenuti eliminando gradualmente la combustione residenziale e le emissioni del trasporto stradale”.
In particolar modo paesi quali la Repubblica Ceca, la Bulgaria, l’Estonia, l’Ungheria e la Polonia potrebbero trarre beneficio da un graduale abbandono di queste fonti, “poiché insieme contribuiscono a quasi il 50% della mortalità per inquinamento da particelle in quei paesi”, ha aggiunto il ricercatore.

Il peso dell’inquinamento dell’aria sui decessi in Italia

Come anche ribadito di recente dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) in una nota stampa, in Italia 80mila morti l’anno sono attribuibili all’inquinamento dell’aria. Tra le prime fonti responsabili, anche nel nostro Paese, emerge il riscaldamento degli edifici privati.

Secondo gli ultimi numeri diffusi anche da Sima, le malattie cardiovascolari, fortemente influenzate dall’inquinamento atmosferico, sono la principale causa di morte in Italia, con infarti e ictus cerebrali che causano rispettivamente circa 9mila e 12mila decessi all’anno.

Seguono le malattie respiratorie che provocano circa 7mila morti premature annualmente. Non solo, come studi confermano, le polveri sottili e gli ossidi di azoto possono aumentare lo stress ossidativo e causare infiammazione sistemica, portando a problemi come l’aterosclerosi e disfunzioni vascolari, che possono condurre a malattie cardiache ischemiche. Inoltre, il particolato inalato può causare infiammazione nei neuroni, anche attraversando la barriera emato-encefalica.

Per questo, “è imprescindibile e non più rimandabile agire in fretta per ridurre drasticamente le principali sorgenti emissive dell’inquinamento atmosferico”, ha ribadito il presidente Sima, Alessandro Miani. “Una delle principali cause di smog nel nostro Paese è rappresentata non dal comparto industriale o dalle autovetture private, ma dagli edifici privati, a partire dai riscaldamenti delle abitazioni: serve quindi modificare le abitudini quotidiane razionalizzando i consumi energetici, limitando gli orari di accensione degli impianti e abbassando le temperature in casa”, ha concluso Miani.

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