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Italia del riciclo tra eccellenze e crisi: il rapporto Assoambiente

Italia del riciclo tra eccellenze e crisi: il rapporto Assoambiente

L’industria italiana del riciclo continua a distinguersi in Europa per risultati complessivamente elevati, ma il quadro reale è più complesso. Dietro numeri positivi si nascondono fragilità strutturali che coinvolgono alcune delle filiere più strategiche, come plastica, tessile, edilizia e RAEE. La scarsa raccolta, l’assenza di mercati maturi e la domanda insufficiente di materiali riciclati impediscono al sistema di diventare una vera leva competitiva.

Queste considerazioni emergono dal Rapporto annuale “L’Italia che Ricicla”, presentato a Roma e promosso da UNICIRCULAR, la sezione di ASSOAMBIENTE dedicata alle imprese dell’igiene urbana, del riciclo, del recupero e dell’economia circolare.

Rifiuti urbani e speciali: i dati chiave del riciclo italiano

In Italia vengono prodotti ogni anno 193,8 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui 164,5 milioni di tonnellate di rifiuti speciali e 29,3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Tra i rifiuti speciali prevalgono i materiali derivanti da costruzioni e demolizioni, che rappresentano il 50,6 per cento del totale, seguiti dagli scarti del trattamento dei rifiuti e da quelli manifatturieri.

Nel settore urbano, l’organico guida la classifica delle frazioni raccolte con il 34,7 per cento, seguito da carta e cartone, plastica e vetro. La raccolta differenziata raggiunge il 66,6 per cento, pari a 19,5 milioni di tonnellate. Il 54 per cento dei rifiuti urbani viene avviato a riciclo, il 20 per cento a recupero energetico e il 16 per cento finisce in discarica. Ancora più significative le performance dei rifiuti speciali, che raggiungono un tasso di riciclo del 73,1 per cento.

Filiere strategiche in difficoltà: plastica, tessile, edilizia e RAEE

Nonostante i risultati complessivi, il rapporto evidenzia come l’Italia fatichi a trasformare il proprio vantaggio in una strategia industriale capace di ridurre la dipendenza da materie prime ed energia estera. Le filiere più critiche sono quelle della plastica, del tessile, dell’edilizia e dei RAEE, settori in cui lo scarto è elevato ma la capacità di recupero reale resta limitata.

Nel settore edilizio, pur con un tasso di recupero dell’81 per cento, il mercato degli aggregati riciclati rimane debole. La mancanza di domanda e la frammentazione normativa portano a un accumulo di materiali riciclati che non trovano impiego.

La filiera della plastica è sotto forte pressione a causa dei bassi costi delle materie vergini, dell’elevata intensità energetica e dell’instabilità normativa, fattori che compromettono la competitività degli impianti di riciclo. Tessile e RAEE soffrono invece livelli di raccolta ancora troppo bassi per garantire il recupero efficiente di materie prime seconde preziose.

Anche filiere storicamente virtuose come carta e vetro affrontano difficoltà legate agli alti costi energetici e al peso del sistema europeo ETS, che riducono la competitività.

Un settore frammentato che necessita di una strategia nazionale

Il rapporto sottolinea una forte frammentazione del settore del riciclo, caratterizzato da una prevalenza di micro e piccole imprese con margini ridotti e alta volatilità dei prezzi. La mancanza di un mercato stabile per le materie prime seconde ostacola la crescita del comparto e frena lo sviluppo dell’economia circolare.

Lo studio individua nell’osmosi industriale, ovvero la capacità di creare collaborazioni tra imprese e integrare filiere diverse, una delle leve più efficaci per aumentare produttività, resilienza e competitività.

Le richieste del settore

Paolo Barberi, presidente di UNICIRCULAR, ha evidenziato come l’Italia disponga delle competenze e delle tecnologie necessarie per diventare leader nella transizione circolare, ma sia frenata da contraddizioni strutturali. Se le istituzioni non riusciranno a creare un quadro regolatorio ed economico favorevole all’uso di materiali riciclati, il riciclo rischia di rimanere un’eccellenza isolata e non una leva industriale strategica.

Anche Chicco Testa, presidente di ASSOAMBIENTE, ha ribadito la necessità di regole stabili, criteri End of Waste realmente efficaci e una politica di acquisti pubblici capace di sostenere la domanda di materiali riciclati. Secondo Testa, il riciclo rappresenta oggi una vera leva competitiva per la sicurezza delle risorse e per la decarbonizzazione del sistema produttivo.

Una transizione circolare da rafforzare

Il rapporto evidenzia un potenziale enorme per l’economia circolare italiana, ma anche la necessità di un cambio di passo deciso. Occorre consolidare le filiere più fragili, aumentare la raccolta e creare un mercato maturo per le materie prime seconde. Solo così il riciclo potrà diventare una strategia industriale strutturata, capace di generare valore economico, ridurre gli impatti ambientali e rafforzare la competitività del Paese.

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