Salute pubblica e inquinamento: Italia promossa a metà dall’OMS
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, circa un quarto del carico globale di malattie è legato a minacce ambientali che, nella maggior parte dei casi, possono essere prevenute. Si tratta di un dato allarmante, ma allo stesso tempo rappresenta un’opportunità concreta: intervenire su questi fattori di rischio attraverso politiche efficaci, tecnologie pulite e pratiche sostenibili può migliorare la salute delle popolazioni e ridurre la pressione sui sistemi sanitari. La connessione tra salute pubblica e qualità dell’ambiente è oggi riconosciuta come uno dei pilastri per costruire un futuro più sicuro, equo e resiliente. Non si tratta solo di ridurre l’inquinamento, ma di ripensare interamente il rapporto tra uomo e natura.
Le schede OMS su salute e ambiente
L’OMS ha pubblicato un aggiornamento approfondito delle schede di valutazione per Paese che analizzano l’impatto dell’ambiente sulla salute relativo al 2024. Per la prima volta è stato introdotto un punteggio riassuntivo, che consente di avere un’istantanea immediata dello stato di salute ambientale in ogni nazione. Questo punteggio è stato calcolato a partire da 25 indicatori che comprendono aspetti fondamentali come l’inquinamento atmosferico, l’accesso all’acqua potabile, i servizi igienico-sanitari, il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e l’esposizione a sostanze chimiche e radiazioni. L’analisi ha coinvolto 183 Stati membri e ha prodotto un punteggio medio globale pari a 51, con valori che spaziano da un minimo di 25 a un massimo di 81. I Paesi con i risultati migliori sono stati Norvegia, Canada, Finlandia, Spagna e Germania.
La performance dell’Italia
Nel contesto europeo, l’Italia ha ottenuto un punteggio riassuntivo di 69, posizionandosi al di sotto di 17 altri Paesi del continente. Si tratta di un risultato che, pur collocandosi sopra la media globale, evidenzia alcune criticità importanti. Le schede OMS sottolineano, ad esempio, che la concentrazione di particolato fine PM2.5 nell’aria è tre volte superiore rispetto al limite raccomandato dall’Organizzazione. Inoltre, circa il 7% della popolazione non ha accesso a fonti di acqua potabile sicura, e ben il 21% non dispone di servizi igienici adeguati. Sul fronte della protezione ambientale, l’Italia protegge attualmente solo il 15% del suo territorio terrestre e marino, un dato ancora lontano dall’obiettivo globale del 30% previsto entro il 2030. Tuttavia, va riconosciuto che il Paese ha avviato iniziative significative, come l’adozione di una Strategia nazionale per la biodiversità e un Piano d’azione ambientale.
Le conseguenze sanitarie delle carenze ambientali
I dati OMS evidenziano anche gli effetti diretti sulla salute dei cittadini italiani. Ogni anno, si registrano circa sei decessi per melanoma ogni 100.000 persone, e quattro decessi per esposizione al gas radon nelle abitazioni. Esistono normative nazionali sia sul radon che sull’uso dei lettini abbronzanti artificiali, ma il problema resta presente. In ambito lavorativo, si contano 37 morti ogni 100.000 persone in età da lavoro per malattie legate a rischi professionali, mentre il numero di decessi per infortuni è di uno ogni 100.000. Questi numeri posizionano l’Italia in una fascia critica rispetto alla media europea, segnalando l’urgenza di rafforzare le misure di sicurezza e prevenzione sul lavoro.
Il valore strategico delle schede OMS
Le nuove schede OMS si rivelano uno strumento prezioso non solo per analizzare lo stato di salute ambientale, ma anche per orientare le politiche pubbliche. Consentono ai governi di monitorare i progressi in modo chiaro e confrontabile a livello nazionale, regionale e globale. Il punteggio riassuntivo, in particolare, offre una chiave di lettura sintetica ma potente, capace di individuare tendenze, lacune nei dati e ambiti prioritari d’intervento. Come ha sottolineato la Dott.ssa Annette Pruess, responsabile dell’unità Ambiente, Cambiamenti Climatici e Salute dell’OMS, questo strumento permette ai Paesi di riconoscere le sfide e definire risposte mirate, rendendo più efficace la cooperazione intersettoriale.
L’appello dell’OMS
L’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia un messaggio chiaro: non è possibile avere persone sane su un pianeta malato. Investire in aria pulita, acqua sicura, protezione della biodiversità e contrasto al cambiamento climatico non è solo una questione ambientale, ma una necessità sanitaria. La Dott.ssa Maria Neira, direttrice del Dipartimento OMS per l’Ambiente e la Salute, ha ribadito l’importanza di azioni coordinate e coraggiose in tutti i settori per affrontare le minacce ambientali. Solo così si potrà garantire un futuro più sicuro, equo e sano per le generazioni presenti e future.
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