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Il sondaggio: per gli italiani ambiente da tutelare dalla caccia

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Il sondaggio: per gli italiani ambiente da tutelare dalla caccia

Per gli italiani è più importante la tutela dell’ambiente che della caccia. Questo è uno degli indicatori che emerge dal sondaggio che le associazioni di tutela degli animali, Eurogroup for Animals, della quale fa parte anche la LAV, ha commissionato a Savanta. Si tratta di una ricerca sulla percezione della caccia fra i cittadini europei residenti in Germania, Francia, Spagna, Olanda, Italia, Belgio, Polonia, Danimarca, Svezia e Romania.  

Il 76% dei cittadini italiani ritiene che sia più importante la tutela della biodiversità e il benessere degli animali rispetto al mantenimento delle tradizioni venatorie. Il 72% che si dichiara contrario alla caccia nei confronti di animali nati e allevati in cattività, come le decine di migliaia di lepri e fagiani che ogni anno i cacciatori italiani rilasciano sul territorio al solo scopo di fucilarli nei giorni di caccia.



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Vitturi (Lav): “Confermata consolidata contrarietà italiani alla caccia”

Tale ricerca non si è rivolta a coloro che vivono nelle aree urbane, ma ha avuto come campione solo ed esclusivamente le persone residenti nelle zone rurali, le cui risposte assumono quindi un peso particolarmente rilevante, perché si tratta dei cittadini più esposti ai soprusi, ai pericoli e all’invadenza dei cacciatori.  

“I dati emersi dalle interviste effettuate sui cittadini italiani sono importanti e confermano la consolidata contrarietà degli italiani alla caccia, dati che assumono ancora più rilevanza perché riferiti esclusivamente ai cittadini che vivono in aree rurali, cioè proprio dove la caccia è maggiormente radicata”. Lo dichiara Massimo Vitturi, responsabile Animali Selvatici, LAV. 

I risultati del sondaggio

È così che ben l’83% degli italiani desidera che vengano studiati e applicati sistemi non letali e non cruenti per la gestione delle popolazioni di animali selvatici, manifestando così la netta contrarietà all’utilizzo dei fucili dei cacciatori.  

Un vero e proprio primato, che vede il nostro Paese in prima fila nella condanna senza esitazioni della caccia, relegata tra le attività crudeli e intollerabili, oltre che pericolose. Il 49% degli italiani che vivono nelle zone rurali, infatti, ha affermato di non sentirsi sicuro nell’uscire di casa durante la stagione di caccia, a fronte di solo il 24% che invece dichiara di non essere preoccupato.  

Altro dato rilevante è quello che vede il 79% dei cittadini italiani considerare gli animali selvatici esseri senzienti che dovrebbero essere protetti. “Una posizione – il commento della Lav – che prende così le distanze dalle recenti, assurde e antiscientifiche dichiarazioni del ministro Lollobrigida, secondo il quale solo gli esseri umani dovrebbero essere considerati tali. Anche in questo caso il nostro Paese raggiunge il primato europeo, relegando così le considerazioni di Lollobrigida all’espressione di una risicata e retrograda minoranza, come quella dei cacciatori, lobby spudoratamente coccolata dal ministro. 

Ai dati sopra analizzati possiamo aggiungere anche che il 76% dei cittadini italiani ritiene che sia più importante la tutela della biodiversità e il benessere degli animali rispetto al mantenimento delle tradizioni venatorie e il 72% che si dichiara contrario alla caccia nei confronti di animali nati e allevati in cattività, come le decine di migliaia di lepri e fagiani che ogni anno i cacciatori italiani rilasciano sul territorio al solo scopo di fucilarli nei giorni di caccia. 

Italiani contrari alla caccia anche per tutelare ambiente e biodiversità

Il quadro è quindi chiaro e definito: gli italiani sono nettamente contrari alla caccia e a ogni altro abuso nei confronti degli animali selvatici, detenendo addirittura un primato a livello europeo per richiesta di tutela. I politici che in questi giorni si sperticano in lodi e accondiscendenze nei confronti del mondo venatorio nella speranza di raggranellare qualche voto in vista delle prossime elezioni europee, sono intollerati proprio in quelle aree rurali dove si concentrano i cacciatori. 

“La caccia è un relitto sociale senza futuro del quale dobbiamo liberarci il prima possibile – conclude Vitturi – uccidere gli animali per divertimento è sintomo di una società malata, i dati raccolti con il sondaggio europeo confermano scientificamente la considerazione che lo stesso Leone Tolstoj aveva della caccia più di cent’anni or sono: in essa non vedo che un atto inumano e sanguinario, degno solamente di selvaggi e di uomini che conducono una vita senza coscienza, che non si armonizza con la civiltà e col grado di sviluppo a cui noi ci crediamo arrivati”. 

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