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Consumatori Ue sempre più esposti a PFAS in frutta e verdura

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Consumatori Ue sempre più esposti a PFAS in frutta e verdura

Un recente studio realizzato dall’European Pesticides Action Network (PAN Europe), tra cui ISDE Italia, rivela che i consumatori Ue sono sempre più esposti a PFAS, presenti in frutta e verdura.

Mentre in Europa continuano le discussioni, e le proteste, in relazione alle normative green e alla proposta di riduzione dell’uso di pesticidi in agricoltura, l’ampio report realizzato dalla ONG “The rise of forever pesticides in fruit and vegetables in Europe” mostra una preoccupante diffusione dei cosiddetti “forever chemicals” negli alimenti europei. Alla luce dei nuovi dati, PAN Europe e i suoi associati, ribadiscono l’urgenza di vietare tutti i pesticidi PFAS.

Lo studio sui PFAS in Ue

Il rapporto, pubblicato il 27 febbraio 2024, si basa sull’analisi dei dati ufficiali raccolti dai programmi nazionali di monitoraggio dei residui di pesticidi negli alimenti. Si focalizza su Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Paesi Bassi e Spagna, ma include anche riferimenti ad altri paesi dell’UE nell’analisi.

Secondo l’analisi della ONG PAN Europe, tra il 2011 e il 2021 ben 31 pesticidi a base di PFAS sono stati trovati in frutta e verdura nell’UE. Non solo, nel decennio esaminato il numero di prodotti ortofrutticoli europei contaminati da PFAS è quasi triplicato, con un tasso di crescita del 220% per la frutta e del 274% per la verdura.

Frutta e verdura Ue più contaminati da PFAS

La frutta non biologica, in particolare la frutta estiva, risultano essere i prodotti più frequentemente contaminati da residui di antiparassitari PFAS. In Europa, il 37% delle fragole, il 35% delle pesche e il 31% delle albicocche mostrano tracce di sostanze per- e poli-fluoroalchiliche (PFAS), note per resistere alla degradazione nell’ambiente e tra i maggiori rischi chimici al giorno d’oggi per la salute umana come per l’ambiente.

La presenza di PFAS in questi frutti risulta inoltre in pesante aumento, segnando rispettivamente +534%, +362% e +333%. Dei frutti europei contaminati, avvertono ancora da PAN Europe, il 20% presenta un “cocktail” di inquinanti. In singoli campioni di fragole e uva da tavola sono stati rilevati fino a quattro diversi pesticidi PFAS, e fino a tre in pesche e albicocche.

La relazione evidenzia inoltre che, in media, una percentuale minore di ortaggi (12%) è contaminata da residui di pesticidi PFAS rispetto alla frutta (20%). Tuttavia, alcune verdure risultano contaminate “tanto frequentemente quanto lo è il frutto top-ranked”, si legge nel rapporto. I tassi più elevati si riscontrano in cicoria (42%), cetrioli (30%) e peperoni (27%).

I principali produttori di cibo con PFAS

Nel 2021, gli Stati membri Ue che hanno prodotto frutta e verdura maggiormente contaminati da PFAS sono stati i Paesi Bassi (27%), il Belgio (27%), l’Austria (25%), la Spagna (22%) e il Portogallo (21%). Tra i prodotti ortofrutticoli importati, quelli con maggiori probabilità di contenere residui di pesticidi PFAS provenivano da Costa Rica (41%), India (38%), Sudafrica (28%), Colombia (26%) e Marocco (24%).

Paesi di origine dei prodotti contaminati

Nel 2021, con un totale di 18 diversi pesticidi rilevati in tutti i loro campioni nazionali, Italia e Spagna risultano i paesi di origine dei prodotti ortofrutticoli importati con la gamma più diversificata di pesticidi PFAS.

Nel dettaglio, il 19% dei campioni provenienti dalla Spagna presentava residui di almeno un antiparassitario PFAS, e complessivamente, sono stati rilevati cinque pesticidi PFAS diversi su tutti i campioni spagnoli. Per quanto riguarda gli ortofrutticoli provenienti dall’Italia, il 15% dei campioni conteneva residui di un singolo pesticida, rilevato su tutte le campionature contaminate.

Nel 2021, i prodotti importati con il più alto tasso di contaminazione provenivano da Germania (79%), Italia (47%) e Spagna (41%). Inoltre, il 39% di tutti i campioni provenienti da prodotti importati dall’Austria conteneva residui di almeno un antiparassitario PFAS.

“Divieto di PFAS quanto prima”

“Il nostro studio rivela un’esposizione deliberata, cronica e diffusa dei consumatori europei a cocktail di pesticidi PFAS in frutta e verdura“, ha dichiarato Salomé Roynel, policy officer di PAN Europe.

“Quando si analizzano i pesticidi PFAS più rilevati, le prove sulla loro persistenza e sulla loro tossicità per la salute umana sono già ben documentate, compresi i rischi per i bambini non ancora nati, i danni cerebrali, l’interruzione del sistema endocrino e il cancro. Inoltre, l’impatto delle miscele di pesticidi semplicemente non viene studiato”, ha proseguito Roynel.

Come ribadisce anche ISDE Italia, il fatto che la maggior parte dei residui individuati nello studio rientrasse nei limiti massimi di residui (LMR) non risolve le preoccupazioni sollevate.  Anche se la legge richiede l’istituzione di LMR per i pesticidi infatti, questi sono stabiliti senza prendere in considerazione gli effetti derivanti dall’esposizione combinata a diverse sostanze chimiche, formando così un “cocktail”. Questa mancanza di valutazione del livello totale di esposizione dei consumatori alle sostanze chimiche implica che gli LMR siano fissati troppo in alto, sottovalutando i rischi, specialmente per pesticidi persistenti come il PFAS.

“L’approvazione dei pesticidi PFAS, spesso utilizzati in miscele, evidenzia significative lacune nelle valutazioni dei pesticidi sia dell’UE che a livello nazionale,” ha aggiunto il capo scientifico di PAN Europe, Angeliki Lysimachou, ribadendo che la loro persistenza e proprietà tossiche “avrebbero dovuto comportare un divieto tempestivo“.

L’organizzazione non governativa che opera a livello europeo promuovendo pratiche agricole sostenibili e la riduzione dell’uso e degli impatti dei pesticidi nell’agricoltura, ribadisce quindi l’urgente necessità di vietare i principi attivi PFAS nei pesticidi, nonché la fabbricazione e l’esportazione di tali sostanze chimiche.

Valutazione e regolamentazione dei PFAS in Europa

A gennaio 2023, quattro Stati membri dell’Unione Europea – Germania, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi – insieme alla Norvegia, hanno chiesto all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) di avviare una nuova valutazione del rischio per i PFAS.

Non solo, la Commissione Europea nel 2020 ha introdotto una “strategia chimica per la sostenibilità” con l’obiettivo di eliminare gradualmente i PFAS, a meno che non ne sia dimostrata l’essenzialità per la società. Tuttavia, l’esecutivo dell’UE non ha ancora presentato una proposta formale in questa direzione.

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