Loading Now

Il mondo è in ritardo nella lotta al cambiamento climatico: il rapporto State of Climate Action

emissioni

Il mondo è in ritardo nella lotta al cambiamento climatico: il rapporto State of Climate Action

Secondo il nuovo rapporto State of Climate Action 2025, pubblicato dal Systems Change Lab, il mondo è lontano dal raggiungere gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi del 2015. Nessuno dei 45 indicatori chiave analizzati è in linea con il percorso necessario per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C entro il 2030.

Clea Schumer, ricercatrice del World Resources Institute e co-autrice del rapporto, sottolinea che il ritardo accumulato nell’ultimo decennio ha drasticamente ridotto le possibilità di contenere la crisi climatica. Secondo Schumer, ogni anno di inazione rende più difficile colmare il divario e impedisce di attuare misure efficaci.

I settori più critici

Il rapporto, frutto della collaborazione tra Bezos Earth Fund, Climate Analytics, ClimateWorks Foundation, Climate High-Level Champions e Wri, analizza i principali settori responsabili delle emissioni globali: energia, trasporti, industria, silvicoltura e alimentazione.

Su 45 indicatori esaminati, sei risultano fuori rotta, ventinove molto fuori rotta, cinque in peggioramento e cinque non valutabili per mancanza di dati. Anche i comparti che in passato avevano mostrato segnali positivi, come la mobilità elettrica, stanno rallentando.

Nel 2024 i veicoli elettrici hanno raggiunto il 22% delle vendite globali di auto, un dato in crescita rispetto al 4,4% del 2020. Tuttavia, nei mercati principali come Europa e Stati Uniti, la crescita ha subito un rallentamento.

Finanziamenti insufficienti

Nonostante un aumento dei fondi climatici privati, che hanno raggiunto circa 1,2 trilioni di euro nel 2023, gli investimenti restano ben al di sotto delle necessità globali. I finanziamenti pubblici ai combustibili fossili, al contrario, continuano a crescere e hanno superato 1,4 trilioni di euro nello stesso anno.

Sophie Boehm, ricercatrice senior del Wri, evidenzia come i progressi siano minimi nei settori cruciali come la riduzione del carbone e la lotta alla deforestazione. L’esperta sottolinea che l’azione climatica non può più essere considerata facoltativa, ma una necessità per garantire la sopravvivenza del pianeta.

Obiettivi ambiziosi per contenere il riscaldamento globale

Il rapporto del Systems Change Lab traccia una tabella di marcia per accelerare la transizione ecologica. Per rispettare l’obiettivo di 1,5°C, l’uso del carbone deve diminuire di oltre dieci volte rispetto ai livelli attuali, equivalenti alla chiusura di circa 360 centrali a carbone ogni anno.

La deforestazione deve rallentare almeno nove volte più rapidamente, mentre le infrastrutture per il trasporto rapido dovrebbero crescere di cinque volte. Nei Paesi dove il consumo di carne bovina e ovina rimane elevato, come le Americhe e l’Australia, si raccomanda di ridurlo di cinque volte, limitandosi a due porzioni settimanali.

Inoltre, le tecnologie di rimozione del carbonio dovrebbero aumentare di oltre dieci volte e i finanziamenti climatici dovrebbero crescere di circa 920 miliardi di euro all’anno, pari a due terzi dei sussidi attuali ai combustibili fossili.

Le energie rinnovabili in forte crescita

Nonostante il quadro generale critico, il rapporto registra alcuni segnali incoraggianti. Nel secondo trimestre del 2024, oltre la metà dell’elettricità europea è stata prodotta da fonti solari. A livello globale, la quota di energia generata da solare ed eolico è più che triplicata dal 2015.

Per il secondo anno consecutivo, gli investimenti in energia pulita hanno superato quelli nei combustibili fossili, mentre la produzione di idrogeno verde è quadruplicata in un solo anno.

Kelly Levin, responsabile scientifica del Bezos Earth Fund, sottolinea che i progressi nelle tecnologie pulite dimostrano la possibilità di un cambiamento concreto quando ambizione e investimenti procedono nella stessa direzione.

Share this content: